giovedì 14 novembre 2013

PANGEA BLU SI RINNOVA

La nostra associazione si rinnova negli iscritti, nel suo comitato direttivo e nella sua mission . Hanno aderito 100 nuovi iscritti in gran parte provenienti dai disoccupati e dai non lavoratori , il consiglio direttivo é stato quasi completamente rinnovato. ( per saperne di più clicca su 'notizie su pangea blu "in questa pagina ) I dettagli e gli approfondimenti sulla nuova Mission del'associazione ,che avrà al centro la questione del LAVORO e l'avvelenamento del nostro territorio e della nostra catena alimentare , in un post apposito che sarà pubblicato nelle prossime ore. Intanto Pangea Blu ha aderito e partecipa alla manifestazione di sabato contro il biocidio.
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lunedì 17 giugno 2013

M5s Grillo e Informazione - MALAFEDE o semplice WISHFULLTHINKING della maggioranza dei giornalisti italiani?

M5s Grillo e Informazione - MALAFEDE o semplice WISHFULLTHINKING della maggioranza dei giornalisti italiani? Ascoltando in tv e leggendo sui giornali la marea di commenti e opinioni sul M5s e Grillo e vista la palese “antipatia” con la quale la stragrande maggioranza degli opinionisti tratta questo movimento politico sorge spontanea la domanda : ma questo nuovo movimento che ha terremotato la politica italiana è davvero un fuoco fatuo destinato a spegnersi presto o addirittura vuoto demagogismo spinto e dunque potenzialmente pericoloso per la nostra democrazia? A sentire tutti questi opinionisti e giornalisti saremmo di fronte ad un leader, Beppe Grillo, carismaticoe demagogico capace di mettere insieme tutto il disagio e la nausea verso la malapolitica che ha raccolto un esercito di parlamentari e che ora, travolto dal suo narcisismo e dal suo autoritarismo e in spregio delle regole di democrazia interna e dell’autonomia dei parlamentari, vorrebbe piegare ai suoi capricci e asservirli a regole e logiche di fedeltà assoluta verso il capo. Dall’altro lato, cosa ancor più grave, un leader e un movimento incoerenti che hanno tradito i circa 9 milioni di voti che li hanno votati fiduciosi e le loro speranze di cambiamento. Paradossalmente però quest’ultima critica arriva da due partiti che hanno palesemente e platealmente tradito i rispettivi elettorati concordando, dopo una campagna elettorale tutta basata sul “mai col pd” da parte de Pdl e sul “mai col pdl” da parte del Pd,partecipando ad un governo di larghe intese proprio tra di loro. Ed è sostenuta da tutti quegli stessi giornalisti e opinionisti che non rimproverano a quegli stessi partiti quello che quotidianamente rimproverano invece al M5s e a Grillo. Converrete con me che scrivere che “Grillo e il M5s sono colpevoli della sopravvivenza di Berlusconi” facendo finta di dimenticare che pd e pdl stanno al governo insieme è quanto meno azzardato. Per renderlo credibile lo si giustifica col fatto che Grillo e il M5s rifiutando di fare l’alleanza col pd lo hanno costretto ad una alleanza contro natura con Berlusconi. Costretto!? Pur volendo prescindere da qualsiasi considerazione sulla “costrizione” e sul fatto che si sorvoli invece sulla coerenza del M5s tra quello che diceva in campagna elettorale (nessuna alleanza con pd e pdl) ed il comportamento post elettorale poiché in Italia è “normale” considerare le cose dette in campagna elettorale come “promesse elettorali” da dimenticare subito dopo il voto, quello che più sorprende è un'altra cosa. Tutti questi giornalisti e opinionisti prevedono sulla base di queste loro analisie del voto alle ultime amministrative che il M5s si stia sgonfiando o addirittura scomparirà nell’arco di 9-12 mesi poiché tutto ciò che gli elettori del pd e del pdl sono disposti a perdonare ai loro rispettivi partiti non sarebbero disposti a perdonarlo al M5s. Si tratta di malafede, come suggeriscono Travaglio, Grillo e sostenitori del M5s, perhè la stragrande maggioranza di questi giornalisti e opinionisti scrive su testate pagate da editori che rispondono ai partiti esistenti e temono la presenza del M5s in parlamento o, molto più semplicemente, si tratta di Wishfullthinking? E cioè i giornalisti in questione si sono talmente abituati a scrivere queste cose che ormai le “vivono” come reali e dunque confondono la realtà con i loro desideri?

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venerdì 14 giugno 2013

Qual è la differenza tra un CITTADINO e un SUDDITO!? E TU in quale dei due ti riconosci?

Qualche tempo addietro il mio edicolante mi fece una domanda : Dottò scusate ma , voi che avete studiato, mi spiegate la differenza tra cittadino e suddito?" Una domanda che mi colpì e che decisi di Twittare e di pubblicare su facebook. Tra i vari retweet e commenti un follower mi ha inviato una email con uno scritto sull'argomento che ritengo spieghi al meglio la differenza in questione. Lo scritto è di Silvia Bisagna ed è apparso su "Legalità Politica e Scuola" il 16 Aprile 2012 e che riporto quasi integralmente di seguito....................................................................................................... Qual è la differenza tra un cittadino e un suddito? ......................................................................................................... Il suddito è una persona che facilmente si adira e facilmente si placa o si compra. È quello delle rivolte di un giorno, che mette a soqquadro la città, distrugge quel che gli passa per le mani e torna serenamente a casa contento di un regalino fornitogli dal potere o di una sua promessa. È la persona che pensa al suo piccolo, alla sua momentanea soddisfazione anche a scapito di una collettività. Il cittadino è quello che, invece, porta avanti non una, ma tante lotte con costanza e coerenza. È quello che non si accontenta delle promesse, ma attende e propone la soluzione ad un problema, è quello che pesa ogni parola, che identifica nel bene della collettività il suo proprio bene. Il cittadino è quello di cui il potere ha paura, davanti al quale trema, perché sa che al cittadino non basterà il piatto di lenticchie e che non si arrenderà davanti agli ostacoli che il potere stesso gli parerà innanzi, perché sa che il cittadino è capace di collegare i problemi tra loro e non si fa prendere in giro dalle mille suddivisioni che il potere fa. Separare i problemi è, infatti, una grande capacità che ha il potere. Tenere distinti tutti quegli aspetti che altro non sono che facce dello stesso poliedro consente di tenere separati i campi d’azione della “opinione pubblica”, ovvero dei cittadini. Facciamo un esempio concreto. Ambiente, aumento delle tasse, costo del carburante, crisi dei partiti, crisi economica, decadimento morale, disoccupazione, evasione fiscale, guerre, istruzione, mafia. Sembrano problemi da affrontare singolarmente, al massimo raggruppando due-tre tematiche. Dividere i fronti delle proteste consente un maggiore controllo delle manifestazioni e permette di isolare i gruppi di cittadini cercando di creare sudditi. Il suddito infatti non si preoccupa di cosa accade nei suoi paraggi, non collega la forza delle mafie con il decadimento morale, non collega l’aumento delle tasse con lo scadimento dell’istruzione. Non ha i mezzi e non ha la possibilità di effettuare collegamenti. Il cittadino ha chiaro, invece, che il decadimento morale comporta una maggiore corruzione, che una maggiore corruzione comporta un aumento del campo d’azione delle mafie, che un aumento delle attività criminali comporta maggiore evasione fiscale, che comporta un aumento delle tasse per i lavoratori dipendenti, che comporta una diminuzione dei consumi, che comporta un aumento della disoccupazione… Quale che sia il punto dal quale si decide di partire, il suddito si ferma lì, il cittadino prosegue e collega. Mette insieme i problemi e le lotte. Il suddito sente l’emergenza. Il cittadino sente l’urgenza. Il suddito ha una questione sul piatto e vuole risolta solo quella; lo vedi in piazza per la sua questione, ma si lamenta se qualcun altro protesta, manifesta o sciopera. Il cittadino analizza le problematiche, elabora una serie di priorità, manifesta il suo pensiero e le sue necessità con continuità. Il suddito ha perso il controllo delle parole, ha un vocabolario limitato e spesso distorto, il che non vuol dire che sia un analfabeta. Il cittadino ha consapevolezza della forza delle parole, del loro significato e della manipolazione che viene fatta della lingua. Il suddito fa comodo, consente di creare clientele. Il cittadino fa tremare il potere. Il cittadino è quella persona che sembra, in Italia, un essere in via d’estinzione, mentre il suddito la fa da padrone con il benestare dei “potenti” che hanno lavorato e lavorano per aumentare la quantità di sudditi. Il loro metodo è efficace. Trenta e più anni di televisione spazzatura ricca di lacrime fasulle quanto le curve inquietanti di soubrette ben poco vestite, quotidiani che urlano “sdoganando” espressioni di violenza verbale inaudita, movimenti politici che dovrebbero essere considerati eversivi sono stati per anni al governo, politici e ministri che acclamano come eroi quelli che altro non sono che criminali, il costo sempre troppo alto dei libri, la scarsa alfabetizzazione informatica di quello che è considerato un “paese avanzato”. Ma soprattutto lo smantellamento del sistema di istruzione pubblica che va avanti incessantemente, indisturbato, da troppo tempo. La corruzione linguistica e morale hanno portato a dire che la scuola privata è pubblica, che la scuola pubblica è uno stipendificio, che l’università alleva bamboccioni e mammoni. Cui prodest? A chi conviene? Conviene a chi vuol manovrare l’insegnamento, valutando i docenti in base alla loro capacità di sottomissione ad un onnipotente (ma anche ubiquo) dirigente scolastico. Conviene a chi vuole allargare il divario tra fasce sociali ed evitare che la scuola svolga il suo ruolo di ascensore sociale consentendo anche al figlio dell’operaio di diventare dottore. Conviene a chi deve mantenere il bacino di manovalanza a basso costo, prelevandola dalle periferie più disagiate. Conviene a chi vuole un popolo di sudditi e non di cittadini.

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giovedì 23 maggio 2013

Berlusconi il Pd e..I funerali della volpe

Dopo il varo del governo Letta e l'atteggiamento del Pd sulla questione dell'ineleggibilità di Berlusconi ci è tornata alla mente una splendida favola per bambini di Gianni Rodari. La riportiamo di seguito… IL FUNERALE DELLA VOLPE Una volta le galline trovarono la volpe in mezzo al sentiero. Aveva gli occhi chiusi, la coda non si muoveva. – È morta, è morta – gridarono le galline. – Facciamole il funerale. Difatti suonarono le campane a morto, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in fondo al prato. Fu un bellissimo funerale e i pulcini portarono i fiori. Quando arrivarono vicino alla buca la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutte le galline.La notizia volò di pollaio in pollaio. Ne parlò perfino la radio, ma la volpe non se ne preoccupò. Lasciò passare un po’ di tempo, cambiò paese, si sdraio in mezzo al sentiero e chiuse gli occhi. Vennero le galline di quel paese (disgraziatamente per loro erano nel target del 70 per cento di galline che non leggono mai i giornali…) e subito gridarono anche loro: ” È morta, è morta! Facciamole il funerale“. Suonarono le campane, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in mezzo al granoturco. Fu un bellissimo funerale e i pulcini cantavano che si sentiva anche in Francia. Quando furono vicini alla buca, la volpe saltò fuori dalla cassa e si mangiò tutto il corteo. La notizia volò di pollaio in pollaio e fece versare molte lacrime. Ne parlò anche la televisione (con gli speciali di Porta a Porta, con Crepet, la Pivetti, la Parietti, la Santanchè, Ballarò con D’Alema e Veltroni, Alfano e Casini, un comico, un frate e un transessuale… e persino Renzi. Ma la volpe non si prese paura per nulla. Essa sapeva che le galline hanno poca memoria e campò tutta la vita facendo la morta. E chi farà come quelle galline vuol dire che non ha capito la storia.

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lunedì 14 gennaio 2013

Le sindachesse anti ‘ndrangheta e l'incomprensibile scelta di BERSANI e del PD

Riportiamo di seguito un articolo de La Stampa di oggi che ci ha particolarmente colpito. - "Le sindachesse anti ‘ndrangheta dimenticate da Bersani in Calabria" - Carolina Girasole, sindaco di Isola Capo Rizzuto, è in lista con Monti - (di giuseppe salvaggiulo Da- La Stampa - lunedì 14 gennaio 2013) Lanzetta doveva entrare nel listino del leader dopo l’arrivo della Bindi «La gente si aspettava una proposta. Io non avevo chiesto nulla, ma da Roma, nel partito, si erano diffuse voci che una di noi sarebbe stata candidata. Invece niente». Maria Carmela Lanzetta, sindaco di Monasterace, è una delle donne calabresi che negli ultimi anni sono diventate un caso nazionale. Alla guida di giunte di centrosinistra, hanno sfidato la ’ndrangheta con atti amministrativi concreti, subendo minacce e attentati. A lei hanno bruciato la farmacia e sparato al portone di casa, costringendola alle dimissioni, «ritirate solo per senso delle istituzioni». Bersani l’ha sostenuta nei mesi scorsi, invitata alla festa nazionale del Pd, citata nel duello tv con Renzi. Un simbolo. E dunque, in Calabria davano per scontato che l’avrebbe candidata per rappresentare la speranza di una riscossa di legalità. Così non è stato. La Lanzetta non fa polemica e spiega che «non posso dire di essere stata fregata perché in realtà non ho mai ricevuto una proposta», ma a leggere gli sms che ha ricevuto in questi giorni e a sentire militanti del Pd, volontari antimafia ed esponenti della società civile di sinistra la delusione è forte. Quando sono state indette le «parlamentarie» del Pd, militanti, associazioni, un pezzo della Cgil hanno firmato appelli perché una di queste «sindachesse coraggio», tutte vicine al partito anche se provenienti dalla società civile, si candidasse. La Lanzetta o Elisabetta Tripodi di Rosarno, che vive sotto scorta perché minacciata dal boss ergastolano Rocco Pesce dopo lo sgombero di una casa abusiva del clan, o Carolina Girasole di Isola Capo Rizzuto, alla quale hanno incendiato l’auto per la battaglia contro gli scempi edilizi. Ma il Pd le ha ignorate. Anzi, ha catapultato da Roma Rosy Bindi, che stoppava qualsiasi candidatura femminile alternativa (infatti le donne l’hanno appoggiata). Nonostante ciò, dall’interno del partito, e in particolare da ambienti romani, venivano messe in circolazioni voci tranquillizzanti: le sindachesse saranno piazzate in cima alla lista nei posti riservati a Bersani. «Voci che mi hanno danneggiato - racconta la Lanzetta - alimentando sospetti e gelosie, mentre io continuavo a ripetere: non so niente». Nei giorni decisivi per le candidature, di fronte al silenzio del partito, la Lanzetta manda una email a Bersani, chiedendo attenzione per candidati «che combattono ogni giorno sul territorio». Dallo staff del segretario nessuna risposta. Telefona invece il commissario regionale del Pd, Alfredo D’Attorre (capolista con la Bindi), promettendo un incontro. Mai fissato. Il Pd non ha candidato le donne sindaco, inserendo alla fine nomi paracadutati da altre regioni. E così una di loro, la Girasole, che pure alle primarie aveva votato Bersani, ha accettato la proposta di Monti, e sarà seconda nella sua lista. «In una regione dove si rischia la vita - spiega - fare tanti sacrifici per dare una speranza alla Calabria e non essere prese in considerazione lasciava l’amaro in bocca. Dunque, anche se mi sento abbastanza vicina alla sinistra, questa possibilità non potevo accantonarla». Davvero incomprensibile la scelta di Bersani e del pd!!

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