martedì 9 dicembre 2008

Perchè Antonio Bassolino non deve dimettersi!!


In qesti giorni c'è un coro assordante che chiede le dimissioni del presidente della giunta regionale della Campania Antonio Bassolino.
Noi che lo abbiamo criticato aspramente quando erano in pochi a farlo e che vogliamo continuare a farlo per le sue scelte politiche, riteniamo che oggi non debba affatto dimettersi.
Le ragioni di questa nostra posizione sono spiegate in maniera approfondita nell'intervista rilasciata a Norberto Gallo che riportiamo di seguito...

"Stamati: Iervolino e Bassolino non devono dimettersi" (Qui)

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lunedì 24 novembre 2008

ecco una semplice ma decisiva conclusione: Bibì e Bibò hanno rotto i coglioni



La crisi della sinistra in generale in Europa(vedi Francia) sta spopolando sui giornali e sulla rete.
Quella della sinistra italiana(la sinistra radicale fuori dal parlamento) e del PD in particolare non ci aiuta a vedere il fondo del tunnel in cui questo Paese si sta cacciando. Sono usciti, in quest'ultimo mese, articoli,saggi e libri che ne analizzano le cause e ne tracciano limiti e prospettive.
A me pare però che, come si diceva una volta,"il problema sta nel manico". Cioè nei suoi leader enella classe dirigente dei vari partiti.
A questo proposito è uscito domenica su Il Manifesto un editoriale satirico di Alessandro Robecchi che forse aiuta a riflettere più di tanti saggi e riflessioni autorevoli. Voi che ne pensate?
Di seguito e integralmente l'articolo in questione:

manifesto del 23 Novembre 2008
VOI SIETE QUI
I dispetti di Bibì e Bibò
di Alessandro Robecchi

Serenamente analizzata la situazione politica, sentiti con un piccolo sondaggio svariati amici elettori democratici, valutata la situazione economica, ecco una semplice ma decisiva conclusione: Bibì e Bibò hanno rotto i coglioni. È dal 1994 che assistiamo al trionfo di Berlusconi Silvio, ed è da allora, e pure da prima, che nel maggior partito della sinistra italiana Bibì e Bibò si fanno i dispetti come all'asilo.
Uno diventa segretario, l'altro fa la....( per continuare clicca su ("leggi tutto")fondazione; uno diventa ministro, l'altro fa le primarie col fax; uno diventa presidente del consiglio, l'altro gli tira una torta. Bibì fa il governo ombra, Bibò non ci sta. Bibì apre una televisione di condominio, anche Bibò apre una televisione di condominio. Bibì vuole il congresso, anzi no; Bibò è contro il congresso, anzi no. Bibì ha la Binetti, Bibò vuole Casini. Bibì scrive romanzi, Bibò si compra una banca. Bibì mette Bettini in una stanza a fare le liste elettorali (tra cui il noto Villari, chapeau!), Bibò ha un braccio destro come Latorre (e ho detto tutto). Bibì tenta di parlare di politica, ma diventa uno spot del libro di Bruno Vespa, e questo è il posto dove ci tocca vivere. Presto arriveremo al caffè versato sui pantaloni (ops! scusa, Massimo!), alla macchina rigata (ops! scusa, Walter!), allo sgambetto, al cuscino che scoreggia, alla stretta di mano con scossa elettrica: nemmeno Franco e Ciccio erano durati tanto con lo stesso repertorio. Dichiarano, esternano, cooptano sodali e complici per i loro dispettucci, muovono pedine ognuno per irritare l'altro. E non si rendono conto che il loro pubblico non ride più da un pezzo, che è più povero, più stanco, più precario, più cassintegrato, più solo. In platea le sedie vuote aumentano, manca poco al lancio di ortaggi, altro classico dell'avanspettacolo. Bibì, Bibò e Capitan Cocoricò che intanto, da Arcore, se la gode e se la spassa, fa e disfa, diventa ogni giorno più ricco e potente e arrogante e pericoloso. Che brutto spettacolo, compagni democratici. E il biglietto costa carissimo per tutti.
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lunedì 17 novembre 2008

Sentenza Diaz- non ve la prendete col Giudice che ha assolto i vertici della polizia!!!



Dopo la sentenza di assoluzione dei vertici della polizia pronunciata dal tribunale di genova sui tragici fatti accaduta alla scuola Diaz di genova durante il G8 del 2001 molti si sono, giustamente a nostro avviso,scandalizzati per la mitezza delle condanne e il numero di assoluzioni rispetto a quelle chieste dall'accusa. Anche noi troviamo vergognosa la sentenza come la stargrande maggioranza dei commentatori l'hanno definita.
Molti però se la stanno prendendo coi giudici del tribunale di genova giudicandoli di destra e anti comunisti. Non crediamo sia così, riteniamo che forse la spiegazione sia forse più banale e più tragica al tempo stesso. ....( per continuare clicca su ("leggi tutto")
Ci piace aiutarci qui con le parole del Manzoni:
"Il suo sistema consisteva principalmente nello scansar tutti i contrasti, e nel cedere, in quelli che non poteva scansare"se si trovava assolutamente costretto a prender parte tra due contendenti, stava col più forte, sempre però alla retroguardia, e procurando di far vedere all'altro ch'egli non gli era volontariamente nemico: pareva che gli dicesse: ma perché non avete saputo esser voi il più forte? Ch'io mi sarei messo dalla vostra parte
Don Abbondio criticava anche duramente chi non era come lui e riusciva a trovare sempre qualche torto in coloro che si erano messi contro i potenti. Soprattutto poi era contro i confratelli che aiutavano i deboli contro i potenti. C'è un distacco ironico di fronte a quel desiderio di quiete diventato pensiero dominante da parte del Manzoni quando dice "Don Abbondio, assorbito continuamente ne' pensieri della propria quiete.", pensiero che è garantito dalla sentenza prediletta del curato: ".che a un galantuomo, il quale badi a sé, e stia nei suoi panni, non accadon mai brutti incontri". Da tutti questi pensieri del Manzoni si può capire che Don Abbondio non è una vittima della paura e dell'angoscia, ma " un eroe del quieto vivere."

E dunque sottoscriviamo completamente un passaggio di un articolo di Marco Revelli apparso domenica su Il Manifesto:

"Perché l'abbiano fattoquei giudici - perché si siano decisi a una così evidente umiliazione della loro funzione - è difficile dirlo. Probabilmente non per convinzione politica. Né necessariamente per adesione ideologica alle forze di governo, o per odio culturale nei confronti del coacervo di movimenti che fu «vittima sacrificale» a Genova. Forse solo per «mancanza di coraggio». Per voglia di quieto vivere. Per desiderio di seguire la linea di minor resistenza. Ma il punto è proprio questo: che di mancanza di coraggio (della pavidità di coloro che ne dovrebbero essere i custodi) muoiono le democrazie, forse più ancora che della violenza dei loro falsi servitori".

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martedì 11 novembre 2008

Elzeviro per obamiani e anti obamiani








A quanti ci/si chiedono se


Barak Obama potrà anche deluderci


si obbietti per favore chiedendo a nostra volta


quando era stata l'ultima volta che qualcuno ci aveva tanto illusi!
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mercoledì 5 novembre 2008

Il '68 è compiuto-Barak Obama ha vinto!



Mi rendo conto che può apparire poco opportuno, che può sembare una forzatura ideologica e nostalgica, che apparentemente non vi sia alcun nesso, e magari qualcuno si chiederà quale sia il mio pusher, eppure....
Siamo a 40 (quaranta) anni esatti dal '68, abbiamo sentito in questi ultimi anni e in questi ultimi mesi opinioni le più disparate da destra e da sinistra sul fallimento di quel movimento politico, sociale e culturale. Abbiamo assistito ai preparativi del funerale di quell'anno cruciale nel costume e nella storia dell'occidente. Fior di opinionisti(soprattutto il variegato mondo degli ex, di quelli che "io il '68 l'ho fatto") che ci spiegavano su libri, giornali e tv che quel movimento era fallito, che ne erano sbagliati i presupposti, che ne stavamo ancora pagando le conseguenze.
Eppure da quell'anno cruciale il mondo non è stato più come prima, la vita e le condizioni delle donne, dei giovani,di ognuno di noi sono profondamente cambiate.
Quello del '68 prima che politico è stato innanzitutto un movimento culturale e sociale, delle conquiste operaie, giovanili, di una scuola svecchiata e alla portata di tutti, dei diritti civili, della emancipazione delle donne.
Certo politicamente e a breve il movimento ha perso e,come sempre accade dopo ogni fase rivoluzionaria, la ....( per continuare clicca su ("leggi tutto")"contro rivoluzione" è stata durissima, lunghissima, è durata un quarantennio.
Le aspirazioni, le aspettative, i sogni di quegli anni che,comunque la si pensi, hanno scosso dalle fondamenta un sistema naftalinico fondato sui privilegi e l'pocrisia, un mondo con la testa e gli ochhi rivolti al passato. Quei giovani e quelle donne che invadevano le strade a chiedere più libertà, più uguaglianza, più opportunità fecero paura e la reazione fu durissima. Ma le rivoluzioni e le sue conquiste non sono mai state ricacciate indietro per sempre, sono diventate patrimonio comune, abitudini di vita.
Negli ultimi anni di guerre, attacchi alle libertà e ai diritti civili individuali, di paure più o meno create ad arte dai media e da governi reazionari, di paura dell'altro, del diverso, del colore della pelle diverso,del lavoro e dei lavoratori reali che erano scomparsi dalle pagine dei giornali, dalle televisioni, e dai discorsi dei leaders politici, di destra ma anche di sinistra,cosa va ad accadere?
Accade che l'economia finanziaria costruita su trucchi monetareo cartacei si sbriciola e con essi si sbriciolano i governi che l'hanno sostenuta. Il presidente che più ha rappresentato, dopo Reagan, quest'ideologia e quella furia restauratrice(che non ha risparmiato neppure Bill Clinton), G.W Bush con la cricca dei Chicago Boys, esce talmente screditato che non può partecipare neppure alla campagna elettorale Usa.
E accade l'impossibile, l'impossibile si avvera...
Un uomo afro americano, di umili origini, si presenta candidato alle presidenziali Usa, sfida e batte il potentissimo apparato dei Clinton e diventa il primo presidente nero degli USA.
Qual'era lo slogan più famoso del '68, gridato nelle piazze parigine, europee e americane?
Vogliamo L'impossibile!!
E l'impossibile è arrivato, si chiama Barak Obama!
Ancora una volta...Ben scavato vecchia talpa!

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martedì 21 ottobre 2008

Ciao Vittorio


"parto dall'idea di poter cambiare le cose anzichè aspettarsi che le cose cambino per qualche fatto esterno da noi.E'un'idea cui sono stato lungamente attaccato, che si può chiamare anche autonomia: l'idea che il futuro appartiene agli uomini e non a qualcosa che sia esterno ad essi".

E così ricordo ,attraverso una sua citazione degli ultimi anni, Vittorio Foa...altro che padre nobile ..era un giacobino convinto!!
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lunedì 20 ottobre 2008

Napoli: la vergogna bipartizan del quinto inceneritore- Il video(presente anche su Yahoo video)


La scelta di costruire a Napoli un quinto inceneritore(impropriamente e furbescamente chiamato termovalorizzatore) accolto dal vergognoso silenzio bypartizan della politica napoletana e dal plauso dei quotidiani locali è la rappresentazione plastica del degrado della classe politica e della classe dirigente campana. E' possibile che non ci sia un partito, un politico o un opininista di grido che senta il bisogno di difendere il proprio territorio da una scelta così scellerata? Non si tatta di essere d'accordo o meno sulle tecniche di smaltimento dei rifiuti(inceneritori si o no) ma di un soprassalto di dignità. Insomma qualcuno che dica..
se si tratta di smaltire i nostri rifiuti siamo d'accordo e discutiamo con quali tecnologie ma se, come dice Berlusconi, la motivazione per costruire 5 inceneritori serve ad accogliere rifiuti anche dalle altre regioni allora non siamo d'accordo! Napoli e la campania non possono diventare lo sversatoio legale dei rifiuti italiani!!
Di questo soprattutto si parla nell'intervista che N.Gallo ha fatto a Luca Stamati e all'on. del pd Eugenio Mazzarella... ecco di seguito il link al video......
L'intervista del 17 ottobre 2008 - Diventeremo la pattumiera d'Italia?
PS.
naturalmente il video è presente sul blog di Norberto gallo (www.napolionline.org)
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lunedì 13 ottobre 2008

Hanno deciso di distruggere Napoli e...nisciuno se ne importa


Distratti dalla drammatica crisi finanziaria planetaria i napoletani forse hanno sottovalutato l'annuncio del premier Berlusconi.
Ha dichiarato che i cinque inceneritori che costruiranno in Campania serviranno ad aiutare le altre regioni italiane a smaltire i loro rifiuti.
Ha confermato cioè quello che i comitati antidiscarica di chiaiano, pianura ecc. vanno ripetendo inascoltati da mesi..la campania come sversatoio dei rifiuti nazionali.
Di fronte ad un annuncio del genere ci saremmo aspettati grida di protesta di sdegno bipartisan da parte della classe politica e dirigente campana e dai giornali locali. Invece regna il silenzio più assoluto!! Di questo parliamo nel secondo appuntamento settimanale con Norberto Gallo nel suo blog(http:/napolionline.org).
Per chi ha voglia e tempo di ascoltare l'intervista rilasciata dal presidente di Pangea Blu a N. Gallo ecco di seguito il link.. Diventeremo la pattumiera d'Italia?

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mercoledì 1 ottobre 2008

La discarica di Chiaiano e l'emergenza rifiuti


Segnaliamo oggi ai nostri lettori una intervista radiofonica rilasciata a Norberto Gallo sulla questione della discarica di Chiaiano e la questione dello smaltimento dei rifiuti in Campania.
L'intervista è l'inizio di una collaborazione attraverso una rubrica settimanale sul blog di Norberto(www.napolionline.org) sui temi dell'ambiente e dello sviluppo nel nostro territorio.
In questa prima puntata l'argomento viene affrontato a 360 gradi e "svela", dal nostro punto di vista naturalmente, il grande inciucio bipartisan e la truffa a danno di Napoli e dei suoi cittadini.
Se avete voglia e tempo di ascoltare cliccate sul link sottostante
Napolionline - la citta vista da dentro
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giovedì 25 settembre 2008

Barbara Berlusconi e i tormenti di un cittadino di sinistra


La vita è piena di sorprese.
Lo è nel, lavoro, nelle relazioni, negli affetti e adesso, per quel che mi riguarda, anche in politica.
Questo blog affronta quasi esclusivamente questioni napoletane e campane, ed è quello che faremo nei prossimi giorni anche con la ripresa delle attività di Pangea Blu. Tanta è la carne sul fuoco, la crisi di vivibilità, la stagnazione economica,la violenza camorristica, le opere continuamente annunciate e mai compiute,la crisi culturale e politica della città e della regione. Una crisi di identità collettiva che meriterebbe una classe dirigente all'altezza di questa sfida, la cui cifra dominante è invece l'utoreferenzialità.. La città dell'emergenza che è diventata ordinarietà meriterebbe ben altro. Ma questo sarà argomento di prossimi,più puntuali, post.
Oggi vorrei trattare un argomento all'apparenza estraneo ma che, a mio avviso,è invece il presupposto fondamentale (almeno per chi come me è stato, è e si considera "di sinistra")per dare un contributo ad affrontare nella sua dimensione strategica anche i tanti problemi di Napoli. E qui sono d'accordo con Claudio Velardi.."senza una visione strategica non andiamo da nessuna parte".
Dicevo che la vita è piena di sorprese e questa che voglio affrontare oggi è ....( per continuare clicca su ("leggi tutto")una sorpresa amara assai.
Dopo la sconfitta clamorosa della "sinistra radcale"e dei verdi alle ultime elezioni politiche, la vittoria di Berlusconi e il non entusiasmante risultato del Partito democratico di Veltroni, uno si aspettava, dopo il naturale scombussolamento iniziale, uno scatto, una ripresa di iniziativa, la costruzione di un movimento sociale e politico largo, unitario, di opposizione intransigente che ridesse entusiasmo e passione al popolo di sinistra. E invece assistiamo da mesi alla penosa riproposizione del "dialogo" con la maggioranza, alle liti infinite dentro rifondazione comunista e tra rifondazione e il resto della sinistra radicale.
Intanto l'uono col più grosso conflitto di interessi della storia delle democrazie occidentali governa allegramente questo paese.Una maggioranza che annovera al suo interno forze ormai smaccatamente razziste(la lega di Bossi...quello della secessione,, Calderoli... quello della legge porcata, Maroni..quello delle impronte ai bambini extracomunitari e Borghezio.. quello del raduno naziskin a Berlino), del ministro della difesa che difende i militanti della Repubblica di Salò e del sindaco di Roma che difende il fascismo tranne che per le leggi razziali.
Con un premier che non ha mai partecipato alla ricorrenza del 25 aprile e che rifiuta pervicacenente di definirsi antifascista!Da quando è in sella questo governo ha annunciato e messo in atto una serie di misure neofasciste e razziste da far tremare i polsi: contro i Rumeni, contro i Rom, contro gli zingari, contro gli immigrati(per la verità aveva iniziato il sindaco Pd di Firenze contro i lavavetri), contro le prostitute, contro i clochard, contro i writers, contro la libertà di dissenso dei cittadini napoletani nelle zone attorno alle discariche dei rifiuti e dei siti individuati per la costruzione degli inceneritori.Insomma un governo contro i più deboli e gli immigrati che grazie alla propaganda sulla questione della "sicurezza" identificata orma con "il diverso" e alla supina e verognosa disponibilità della stragrande maggioranza di giornali e televisioni vede, secondo i sondaggi, aumentare la sua popolarità e la fiducia dei cittadini. Di fronte a tutto questo e ai pericoli che un quadro simile può povocare al nostro sistema democratico(si pensi a quello che sta accadendo contro le persone di colore ance tra la società civile) assisto inebetito al balbettio dell'opposizione(escluso Di Pietro che però con la sinistra non ci "azzecca" affatto) e alla disinvoltura e sottovalutazione di tanti intellettuali e opinion makers che pure sono sinceri democratici. Di qui la rabbia, l'amarezza e la preoccupazione che mi pervade. Ma, vi starete chiedendo, cosa c'entra il tormento?
Il tormento deriva dal fatto che chi si dichiara solennemente anifascista è G.Fini, chi sostiene che "c'è l'esigenza di regolamentare il conflitto d'interessi in Italia, l'esigenza e non la richiesta, perchè la maggioranza degli elettori ha votato per Berlusconi" è Barbara Berlusconi, chi sostiene che questo capitalismo senza regole, questo liberismo spinto va regolato e controllato daggli Stati è N. Sarkozi, chi alza la voce contro i provedimenti del governo in materia di immigrazone e sicurezza e denuncia i pericoli di razzismo è Famiglia Cristiana!!
Vi pare normale che una persona di sinistra oggi debba sentirsi rappresentato quasi unicamente da questi ultimi?
Se non è tomento questo?
Voi cosa ne pensate?

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venerdì 1 agosto 2008

Immigrati,il Pd prenda posizione


E' tempo di vacanze anche per noi.
Auguriamo una splendida e corroborante estate a tutti i nostri soci e ai nostri lettori pubblicando l'articolo del nostro presidente, Luca Stamati, apparso oggi sulla pagina "lettere e opinioni" del corriere del mezzogiorno.
Eccolo di seguito(nella sua versione integrale)....

Immigrati, il Pd prenda Posizione
Domenica 19 Luglio, in centro, un ragazzo di 19 anni, salernitano, ha preso in pieno con il suo scooter, uccidendolo, Giuseppe Di Giacomo e ferito gravemente la moglie.
IL 6 luglio scorso un’auto a folle velocità guidata da un ubriaco, rumeno, si è schiantata contro la vetrina di una boutique nel centro cittadino di Salerno investendo Salvatore Alfano, uccidendolo, e ferendo gravemente la sua fidanzata.
Ieri il sindaco di Salerno ha chiesto pubblicamente al Prefetto la schedatura degli stranieri.
Dopo lo sgombero degli immigrati, da parte della polizia, che avevano occupato pacificamente il Duomo di Napoli e dopo le manifestazioni razziste avvenute prima ai Quartieri Spagnoli e poi a Pianura e Scampia, Bassolino sul suo blog ha espresso la sua indignazione e la Iervolino ha chiesto pubblicamente scusa agli immigrati.
Sia il sindaco di Salerno che il sindaco di Napoli e il Governatore Bassolino sono del Pd , con chi sta il segretario regionale del pd campano Iannuzzi?
Non molto tempo fa dopo il vergognoso pogrom contro i nomadi a Ponticelli il pd del quartiere, ispirato da un suo consigliere regionale, fece appendere un manifesto contro i Rom che plaudiva all’iniziativa. Anche allora indignazione e condanna vennero solo da singoli e istituzioni nel silenzio assordante del Pd napoletano.
Eppure la questione è di drammatica attualità in un Paese in cui una politica dissennata basata sulla paura del diverso,alimentata e gonfiata dalla stragrande maggioranza dei media, ha provocato persino l’indignazione del commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa che ha definito la politica del governo italiano sull’immigrazione razzista e xenofoba.
In un paese che preferisce la sicurezza alla giustizia c’è sempre più gente che applaude al sacrificio della giustizia e dei diritti sull’altare della sicurezza. Il direttore di questo giornale in un editoriale di qualche giorno fa ha scritto giustamente, a proposito della questione rifiuti, della necessità in Campania di una politica concludente , quello che invece non si può assolutamente accettare è una politica escudente.
Oggi tocca agli immigrati, ieri ai lavavetri, domani ai barboni e agli omosessuali, aspettiamo di arrivare anche agli ebrei e a chiunque dissenta dal costume vigente?
Abbiamo seguito con attenzione e curiosità l’ultimo congresso provinciale del pd napoletano,Gino Nicolais e Andrea Cozzolino si sono sfidati, con accenti diversi, sulla stessa piattaforma politica, il radicamento territoriale del partito, il rinnovamento della classe dirigente, la costruzione di una moderna sinistra riformista.
Chiedo umilmente ma con forza al neo segretario provinciale e al suo sfidante se tutto questo non c’entri nulla con la questione immigrati o se non abbiano qualcosa da dire in proposito.
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martedì 24 giugno 2008

Una notizia allarmante sui termovalorizzatori


Pubblichiamo di seguito la lettera del presidente dell'associazione Pangea Blu, Luca Stamati, pubblicata sulle pagine napoletane de La repubblica di qualche giorno fa.....
La trovate anche (qui) sul blog di Norberto Gallo (che naturalmente ringraziamo).

Una notizia allarmante sui termovalorizzatori
(Scritto da Luca Stamati - da la Repubblica Napoli, 21-06-2008)


Leggo su "Repubblica" che la Camera ieri ha approvato all'unanimità l'emendamento, presentato dal segretario regionale del Pd Iannuzzi, sugli incentivi per i termovalorizzatori campani. E così con l'appoggio determinante di Bertolaso sono rientrati dalla finestra quei famosi Cip6 (incentivi per le fonti energetiche alternative) che il governo Prodi aveva giustamente escluso (ricordo che solo in Italia il Cip6 è previsto per questi impianti) e limitato al solo inceneritore di Acerra.
Eppure sul "Venerdì di Repubblica" del 16 maggio è apparso un articoletto dal titolo:
"Quando la salute se ne va in fumo (tossico)" preceduto da un occhiello: "Una ricerca francese sottolinea il rapporto diossina-cancro".
Ecco cosa diceva l'articolo:
«Nelle popolazioni che vivono in prossimità di impianti di incenerimento dei rifiuti è stato riscontrato un aumento dei casi di cancro dal 6 al 23 per cento. Lo dice una ricerca resa pubblica il 3 aprile scorso, l'ultima delle 435 ricerche consultabili presso la biblioteca scientifica internazionale Pub med (www.ncbi.nlm.nih.gov) che rilevano danni alla salute causati dai termovalorizzatori per le loro emissioni di diossina, prodotta dalla combustione della plastica insieme ad altri materiali. Questa molecola deve la sua micidiale azione alla capacità di concentrarsi negli organismi viventi e di penetrare nelle cellule.
Qui va a "inceppare" uno dei principali meccanismi di controllo del dna, scatenando le alterazioni dei geni che poi portano il cancro e le malformazioni neonatali».
Per la miseria, ma questa notizia è una bomba.
Come mai non l'ho letta su nessun altro grande giornale né sentita su qualche telegiornale?
Eppure è di stretta attualità e l'istituto che l'ha resa pubblica è l'Istituto statale di sorveglianza sanitaria francese.
Qualcuno può aiutarmi a capire?
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mercoledì 18 giugno 2008

Il partito democratico napoletano? Un ectoplasma!


Oggi pubblichiamo un articolo(a firma del presidente di Pangea Blu, apparso sul corriere del mezzogiorno) su un tema che in apparenza non c'entra con l'emergenza rifiuti e la crisi economico, sociale, plitica e culturale della città di Napoli.
Siccome però riteniamo che la crisi del partito che governa le principali istituzioni campane è la crisi della politica e delle classi dirigenti riteniamo utile postarlo con la speranza di contribuire al dibattito in corso.
Ecco di seguito l'articolo.....

Qui il Partito democratico non esiste
(Scritto da Luca Stamati-da il Corriere del Mezzogiorno, 18-06-2008)

Caro direttore, ha ragione Sergio Locoratolo, la struttura territoriale del Partito democratico non esiste e si declina solo attraverso gruppi organizzati attorno a personalità più o meno autorevoli, mancano completamente le sedi di confronto e di decisione, non esiste alcuna linea politica. E come potrebbe essere altrimenti se gli attuali assetti di vertice sono il frutto della necessità di aggirare veti incrociati piuttosto che la rappresentanza del risultato di una lotta politica trasparente?
Alcuni ricorderanno che lo scontro, a suo tempo, fu tra innovatori nella discontinuità e innovatori nella continuità.
I primi, semplifico, riducevano il tutto a «basta con Bassolino» e i secondi a «Bassolino ha comunque dichiarato che andrà via e dunque possiamo ripartire dalle luci del suo quindicennio».
Né gli uni né gli altri hanno mai messo minimamente in discussione ....( per continuare clicca su ("leggi tutto")le scelte politico-amministrative fin lì adottate.
Non una parola di discontinuità o di innovazione sulle scelte inerenti i fondi europei, non una sul tipo di smaltimento e del ciclo integrato dei rifiuti, sui consorzi, sulle bonifiche, sui piani di sviluppo di Bagnoli e Napoli Est, sullo stato delle periferie, sulle società partecipate, sulla liberalizzazione o meno dei servizi. E da allora leggiamo dichiarazioni sulla stampa che denotano solo l'autoreferenzialità degli attuali vertici.
Il risultato è un ectoplasma impalpabile di cui i cittadini napoletani non hanno alcuna percezione.
Nei giorni scosrsi abbiamo letto le dichiarazioni di un autorevole dirigente del Pd che, partendo dal riconoscimento che «per la prima volta in quindici anni il voto delle politiche coincide, in termini di risultato negativo, con il voto delle amministrative», lancia una sfida. «Fare il partito, fondare uno spazio politico nuovo e unitario, ritornare ad un partito di massa procedendo ad un nuovo radicamento sociale e territoriale, aprirci e andare oltre noi stessi con la consapevolezza che da soli non possiamo farcela».
Bene ecco una sfida che va raccolta.
Il nuovo Pd dovrà essere autosufficiente o guardare ad un centro sinistra rifondato?
Si lascia la sinistra napoletana al suo destino o la si incalza sul piano dei contenuti e di un programma minimo per i prossimi mesi e anni?
Nelle scelte delle istituzioni va tutto bene o bisogna operare delle discontinuità, registrare meglio qualcosa?
Per quel che riguarda invece la difficoltà o l'impossibilità, causata dalla incertezza della data delle dimissioni di Bassolino (forse l'unico punto sul quale dissento da Locoratolo) di «pianificare e programmare tempestivamente il percorso di selezione di una nuova leadership», a me sembra solo un alibi.
Un alibi che fa il paio, a livello nazionale, con una opposizione che confonde una scelta psicologica con una politica.
Attendere, senza spendersi, che Bassolino vada via per scendere in campo e attrezzare politicamente la costruzione di una leadersip alternativa equivale a non fare opposizione visibile affinché la maggioranza attuale,anzi il suo leader, ti legittimi come alternanza e intanto aspettare che vada via così potrai aspirare a sostituirlo.
Una scelta di questo tipo è tutto fuorché una politica.

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mercoledì 11 giugno 2008

Napoli e i napoletani sono imbelli,rassegnati e privi di senso civico?


Anche oggi decidiamo di dare spazio ad opinioni altrui sul nostro blog.
Pubblichiamo come post un articolo che secondo noi è l'analisi e la riflessione sulla nostra città più bella e migliore che sia stata scritta negli ultimi anni.
Ecco di seguito l'articolo in questione....

Napoli, un dramma nazionale
di Ermanno Rea (da il Manifesto, 11-06-2008)

Non cerco d'abitudine la vetrina giornalistica. Capita però talvolta di avere qualcosa da dire, qualcosa che ti pesa dentro e pretende ascolto. Allora bisogna farsi coraggio e chiedere un po' d'attenzione. Essendo nato a Napoli, ho scoperto improvvisamente quanto sia difficile oggi portarsi dietro il peso di questa etnia. «Sei napoletano? Ma allora mi sai dire che cosa succede dalle tue parti? Possibile che in quella città non vi sia più una borghesia degna di essere chiamata tale? Una società civile capace di qualche protesta? Una guida morale e intellettuale purchessia? Possibile che siate tutti così imbelli e rassegnati, oltre che indisponibili a quei sacrifici cui ogni comunità dotata di un minimo di senso civico sa di non potersi sottrarre?»
Non ne posso più. La requisitoria, non so se promossa ma sicuramente amplificata da alcune «autorevoli firme» che ne hanno fatto oggetto di una petulante polemica, tende a farsi sempre più luogo comune. Non credo di esagerare: mille fantasmi sembrano agitare di colpo il fondo torbido del nostro Paese. Fantasmi dei quali sinora mi era sfuggita l'esistenza ma che probabilmente covavano nascosti da qualche parte dell'inconscio collettivo e che un improvviso colpo di vento - come chiamarlo diversamente? - ha ridestato dal letargo.
Preciso che non mi riferisco alle nevrosi del leghismo dilagante, bensì a ....( per continuare clicca su ("leggi tutto"))un più vago ed esteso sentire che anzi pretende una sua innocenza, una sua onestà indenne da ogni forma di razzismo. Anche se per me di razzismo si tratta, di razzismo inconsapevole, se si può dire così, che affiora perfino alle labbra di amici e conoscenti, persone che pensavi di conoscere a fondo e che invece conoscevi soltanto in parte (forse perché loro stesse si conoscevano soltanto in parte). Chiarisco. Mi sconcertano non tanto le critiche in se stesse (sono il primo ad affermare che a Napoli non esiste più una classe dirigente degna di questo nome, che il degrado sociale è spaventoso e la cosiddetta società civile - che pure esiste, porca miseria, e spesso sa essere eroica - vive ore amare, difficilissime). Mi sconcerta il modo con il quale queste critiche vengono formulate: come se il problema non riguardasse minimamente chi parla e accusa. Come se Napoli non fosse un pezzo d'Italia ma il lembo reietto di un oscuro territorio confinante. «Vedi - ho detto alcune sere fa a un maturo intellettuale, già parlamentare di estrema sinistra, - tu metti sotto accusa Napoli usando più o meno i miei stessi argomenti. Soltanto che ne parli con sufficienza e distacco, considerando quella città un ignobile altrove, mentre io ne parlo con l'ira e il dolore di un italiano che si sente personalmente ferito. E dico italiano perché per me quello che sta andando in scena a Napoli è prima di tutto un dramma nazionale, che ci riguarda tutti, che investe responsabilità politiche di ogni genere, vicine e lontane, e non soltanto una 'sporca faccenda' locale».
Come ha scritto recentemente su il manifesto Marco Revelli (venerdì, 6 giugno 2008), in poche settimane in Italia si va bruciando un intero patrimonio di civiltà giuridica e politica. Vale la pena citare testualmente le sue parole. «Lo sappiamo, purtroppo, per averlo visto infinite volte nel feroce Novecento: succede, è successo, succederà purtroppo ancora che un popolo, una nazione, un sistema istituzionale d'un colpo 'vadano giù'. Che perdano sé stessi. Il senso della misura...».
Il modo in cui viene generalmente percepito il caso Napoli mi pare un'ulteriore controprova di questa disfatta della ragione. Rimosso come problema estraneo al Paese nel suo insieme, esso tende sempre più a configurarsi (soprattutto a essere configurato dai mezzi di comuinicazione di massa) con i contomi dell'«anomalia» a mezza strada tra dramma e folklore. In ogni modo, come questione che non riguarda la coscienza del resto d'Italia in quanto i «non napoletani» sarebbero «un'altra cosa». Anzi, a giudizio di alcuni, sarebbero addirittura la virtù contrapposta al vizio (rammento qui di sfuggita la tendenza, espressa da qualche fantasioso interprete della «napoletanità», a ipotizzare l'esistenza di una sorta di naturale predisposizione alla protervia in taluni strati del popolo partenopeo, predisposizione risalente addirittura ai riti di Cerere che «celebrava i suoi saturnali a Piedigrotta, le sue feste dissipatrici nei palazzi dei principi, le sue vendette sanguinarie nei bassi...». Una predisposizione risalente insomma al mito e alla preistoria: quando si dice la mano di Dio, anzi di Satana).
Potrà nascere nulla di buono da tutto questo? È una domanda retorica, ovviamente: sono pessimista, benché non per vocazione. Lo sono perché quello che accade viene letto in maniera distorta e ingiusta. Perché tutti i più grandi maestri del pensiero politico, dall'unificazione nazionale in poi, hanno sostenuto che la questione meridionale non sarebbe stata mai risolta fino a quando non fosse diventata il cuore stesso del programma politico nazionale, il bersaglio collettivo numero uno, la sfida suprema, e questo non soltanto non è mai accaduto, ma è stato sempre deliberatamente contraddetto, ovviamente nei fatti se non nelle parole.
Ho tra le mani il discorso con il quale Giorgio Amendola, il 20 giugno del 1950, motivò alla Camera dei deputati le ragioni per le quali la sua parte politica si opponeva all'istituzione della Cassa per il Mezzogiorno. Ne improvviso una brevissima sintesi che attesta l'impressionante attualità della tesi sostenuta. «Noi ci moviamo sopra il solido terreno della migliore tradizione meridionalista, che affermò sempre, con spirito profondamente unitario, il carattere nazionale del problema meridionale, da risolversi non con leggi speciali, non con soli lavori pubblici ma con un determinato indirizzo generale della politica nazionale... Ora voi, con il pretesto di dare mille miliardi (che non darete) cercate di creare un organismo che sarà un pericoloso strumento di corruzione e di asservimento delle popolazioni meridionali... I mille miliardi promessi non vi saranno mai, o non vi saranno tutti, ma vi sarà la Cassa che diventerà un nuovo cancro roditore della vita meridionale». Sono passati esattamente cinquantotto anni dal giorno in cui risuonarono a Montecitorio queste parole. Che còsa è cambiato, se non in peggio? Le profezie di Amendola si sono purtroppo avverate in maniera puntuale.
Il Sud è stato irrorato di denaro che è servito soltanto ad alimentare parossisticamente corruzione e malavita organizzata. Era quello che si voleva, no? E tuttavia, amici e conoscenti, e perfino intellettuali, scrittori e soprattutto opinionisti di fama non sanno fare di meglio che puntare indici accusatori contro la società civile di Napoli. Cornuti e mazziati, si dice dalle mie parti. Ma credo anche altrove. «Mazziati» infatti lo siamo un po' tutti, perché uno Stato che in sessantanni non è riuscito a realizzare il pieno controllo (anche economico, oltre che civile e politico) dell'intero territorio nazionale, e non è riuscito a debellare i centri di malavita organizzata, è uno Stato che ha fatto danni da tutte le parti.
Concludo. Tra i tanti fantasmi che si aggirano oggi in Italia vi è anche quello della sinistra che non c'è più. Si cerca un punto dal quale ripartire. Domando se questo punto non possa essere la stessa unità nazionale dell'Italia. La situazione esige una sorta di interiorizzazione del problema meridionale, in ogni caso il rilancio della sua centralità intesa come questione di vita o di morte. Ma i demoni trionfanti non ne vogliono sapere. Perché non partire, nella discussione, proprio da questa feroce contraddizione?

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martedì 10 giugno 2008

La shock economy dei rifiuti-l'emergenza conviene!


Questa volta pubblichiamo come post un'articolo di Guido Viale apparso su la Repubblica di oggi(alla pagina "lettere e commenti").
Lo facciamo perchè ne condividiamo l'approccio, l'analisi e le conclusioni.

Ricordiamo che Guido Viale è attualmente tra i consulenti(non retribuiti)della Regione Campania sul problema dello smaltimento ordinario dei rifiuti.
ecco di seguito l'articolo.....

LA SHOCK ECONOMY DEI RIFIUTI
di GUIDO VIALE


Nel libro Shock Economy Naomi Klein interpreta con uno schema unitario molte vicende degli ultimi decenni: disastri, di origine naturale o indotti da interventi politico-militari o da misure economiche offrono l´occasione per azzerare gran parte della normativa vigente – a partire dai fondamenti costituzionali – in nome dell´"emergenza"; per esautorare istituzioni previste dall´ordinamento giuridico; per consegnarne le funzioni a una o più imprese private, che le gestiscono con risorse pubbliche e tariffe di favore in contesti di totale deregolamentazione, perpetuando le condizioni dell´emergenza e aggravando il disastro. L´emergenza campana inizia negli stessi anni a cui la Klein fa risalire l´avvio....( per continuare clicca su ("leggi tutto"))di questo processo: prima il colera; poi il terremoto; infine, quando cessano di operare i disastri naturali, l´emergenza rifiuti: altrettante occasioni per derogare alle norme sulla gestione del territorio e consegnarlo alla fine nelle mani di un Commissario straordinario e, attraverso questo, di un´impresa privata: la Fibe. Alla quale è stato affidato, con una gara di cui è accertata l´irregolarità, la gestione di tutta la parte lucrativa del ciclo dei rifiuti - smaltimento finale e trattamento intermedio, cioè discariche, inceneritori e i cosiddetti Cdr - ivi compresa la funzione eminentemente pubblica di decidere dove fare gli impianti. Se la Campania si trova oggi in una situazione così drammatica è perché, in attesa degli inceneritori (prima 24, poi 13, poi 3, poi solo uno, poi di nuovo 3 e ora 4) che avrebbero dovuto bruciare tutto, non si è mai avviata – con poche eccezioni – la raccolta differenziata e si sono intasati i Cdr, che avrebbero dovuto separare il rifiuto residuo in "secco" e "umido", per bruciare negli inceneritori solo il primo. Che bisogno c´era mai di separare tante frazioni se poi si poteva bruciare tutto, guadagnando per ogni tonnellata avviata all´impianto e per ogni kWh prodotto, grazie agli incentivi (CIP6) che solo l´Italia eroga a beneficio dell´incenerimento? Non solo: le ecoballe uscite dai Cdr si sono accumulate a milioni di tonnellate (7 o 8), perché il progetto della Fibe, che doveva essere realizzato in 300 giorni, non è mai entrato in funzione – e forse non ci entrerà mai – non certo per il fatidico "no" di ambientalisti, che, dopo l´apertura del cantiere, non hanno più contato nulla; ma per difetti di progettazione.
Ma una responsabilità la popolazione della Campania ce l´ha – si dice – perché ha votato le amministrazioni responsabili del disastro. Ma è il sistema che è bloccato. Commissariamento e trasferimento della gestione di rifiuti e territorio alla Fibe lo aveva combinato la Giunta Rastrelli di centrodestra. I campani l´avevano sfiduciata eleggendo la giunta Bassolino di centrosinistra che, invece di invertire rotta, la ha confermata. Tutti i presidenti della Regione (3) i prefetti (4) che si sono succeduti in quel ruolo, alternandosi (2 volte) con il capo della Protezione civile, sono stati nominati o confermati tanto dai governi di destra (Berlusconi 1, 2, 3 e 4) che da quelli di sinistra (Prodi, D´Alema, Amato e di nuovo Prodi). A ogni cambio di cavallo le deroghe alla legislazione ordinaria si sono ampliate, il caos normativo, istituzionale e organizzativo si è approfondito, l´accumulo di rifiuti per strada e il degrado del territorio sono aumentati. Commissario dopo commissario, governo dopo governo, sono state confermate le deroghe alla normativa e l´inceneritore come unica soluzione per salvare la Campania dal disastro che essi stessi avevano provocato. E ovviamente, in un contesto di deregolamentazione e illegalità diffusa, documentata anche dalle recenti intercettazioni, la camorra, già largamente presente sul territorio, ha aumentato la sua presa. L´ultimo decreto del governo, abolisce di fatto in Campania l´intera normativa su gestione del territorio, difesa dell´ambiente, tutela delle acque, salvaguardia della salute, sicurezza sul lavoro e persino fondamentali garanzie della procedura penale; decreta la realizzazione di 11 discariche e 4 inceneritori ammessi al trattamento di quasi ogni tipo di rifiuti, con il rischio di perpetuare – questa volta in modo "autorizzato" – il ruolo della regione di attrattore dei rifiuti tossici di tutto il Paese. Si stabiliscono anche, è vero, obiettivi ambiziosi di raccolta differenziata. Ma se verranno raggiunti, lasceranno inutilizzata metà della capacità degli inceneritori previsti: a disposizione per bruciare le ecoballe e altri rifiuti tossici da fuori regione (sempre fruendo degli incentivi CIP6 aboliti altrove). Stupisce che persone che ritengono improponibile rendere obbligatorio bere l´acqua del rubinetto o bloccare la vendita di imballaggi superflui e di prodotti usa e getta – cosa che dimezzerebbe il volume dei rifiuti per strada – approvi poi misure che intaccano i fondamenti della costituzione.
Alcuni di questi provvedimenti rischiano di stringere ancor più le popolazioni campane in una gabbia di ferro. Ma oggi, forse, ci sono le forze per invertire rotta: rappresentanze di categoria, associazioni del volontariato, comitati spontanei, diversi Comuni e molte parrocchie organizzano e coinvolgono migliaia di imprese, di famiglie e di lavoratori che vogliono fare raccolta differenziata, riduzione degli imballaggi e compostaggio (e che spesso li fanno con il "fai da te"). Certamente non era così tempo fa; ma dieci anni di vita infernale hanno insegnato molte cose a tutti. C´è nel territorio un livello di conoscenze, anche tecniche, sul ciclo dei rifiuti, che non esiste in nessuna altra regione italiana: sarà una risorsa straordinaria il giorno che ci si deciderà a usarla. Si dirà che questa rischia di essere l´ennesima riproposizione di quel "no" che ha gettato la Campania nel caos per un rifiuto pregiudiziale e ideologico dell´incenerimento, che invece funziona così bene all´estero. Ebbene, da qualche tempo i rifiuti che la Campania esporta in Germania, invece di essere bruciati, vengono sottoposti a trattamento meccanico-biologico, separando il secco dall´umido, stabilizzando quest´ultimo per opere ambientali e recuperando dalla frazione secca materiali sempre più preziosi da vendere e riciclare. Che sia questa, la modernità?

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giovedì 5 giugno 2008

Rifiuti? adesso a napoli sono "clean"


Oggi sul Corriere del mezzogiorno(nella pagina "Lettere e opinioni" appaiono in evidenza due articoli.
Uno a firma del presidente della nostra associazione e l'altro a firma di Vincenzo Improta, segretario del sindacato forense di Napoli(ma anch'egli socio fondatore di Pangea Blu e membro del direttivo dell'associazione).
Li riportiamo di seguito sperando che possano innescare una discussione proficua anche nel nostro blog.....

«Gomorra» e il decreto rifiuti
(di Luca Stamati da il Corriere del Mezzogiorno, 05-06-2008)
Caro direttore, nel bel film «Gomorra», tratto dal best seller di Roberto Saviano, la scena del rappresentante della camorra che si offre di smaltire in discariche abusive in Campania i rifiuti pericolosi prodotti dall'azienda dell'industriale del Nord, attraverso certificazioni false di falsi trattamenti, accogliendo positivamente la preoccupazione dello stesso industriale che chiedeva se tutto fosse «clean», sembrava un po' troppo romanzata.
Nella realtà napoletana, dopo gli arresti domiciliari della vice di Bertolaso e di altre 24 persone, tra le quali anche amministratori e dipendenti della «Fibe» e del commissariato straordinario ai rifiuti, almeno a stare alle intercettazioni pubblicate dai giornali, sembra che la modalità di smaltimento raccontata nel film venisse allegramente praticata anche nelle discariche ufficiali gestite dallo Stato.
E quando abbiamo letto il comma 2 dell'articolo 9 del decreto sullo smaltimento dei rifiuti in Campania, approvato dal Consiglio dei ministri tenutosi a Napoli, abbiamo immediatamente pensato al «clean» del film.
Quel comma infatti prevede che alcuni rifiuti pericolosi e nocivi vadano riclassificati come smaltibili in discarica, per cui da dopo l'approvazione del decreto governativo quei rifiuti che non è possibile smaltire in altre parti d'Italia perché considerati pericolosi, potranno essere smaltiti tranquillamente in Campania e non in discariche abusive gestite dalla camorra ma in discariche pubbliche gestite dallo Stato e presidiate dall'esercito. Più «clean» di così?
Dalle pagine di questo giornale Luigi Caramiello ha preferito leggere in quell'episodio e nelle parole del dialogo tra il colletto bianco camorrista e il suo assistente che decide di non continuare ad essere complice di una condotta criminale nei confronti della sua terra la rappresentazione di un banale «luogo comunista», un vecchio e ormai antistorico luogo comune che addossa ai meccanismi dello sviluppo capitalistico e alle leggi del mercato l'arretratezza e i guasti della Campania non capendo che è proprio per l'assenza di quei meccanismi che si condanna Napoli e il Meridione ad essere la pattumiera d'Italia.
Dovremmo allora dedurre che una cellula «in sonno», composta da un numero insospettabile di comunisti e rivoluzionari guidati dal noto doppiogiochista internazionale, il comunista Sean Pean, si sia insediato a Cannes e ne abbia approfittato per premiare il film «Gomorra»?
Mentre Salvatore Prisco ci ha svelato, sempre dalle colonne di questo giornale, l'iniziativa da parte dei pm napoletani che nella foga ingenua di difendere l'autonomia dell'azione giudiziaria e penale dalla politica e dalle sue compatibilità e senza tener conto dell'emergenza ha firmato un documento di critica al decreto governativo che sospende a Napoli la legislazione ordinaria, rendendosi involontari complici degli interessi più o meno leciti di chi non vuole risolvere l'emergenza rifiuti in Campania.
Come sempre la realtà supera la fantasia!
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L'inutile ricerca del grande borghese napoletano
(di Vincenzo Improta da il Corriere del Mezzogiorno, 05-06-2008)

Caro direttore, Giuliano Ferrara ed Angelo Panebianco cercano il «grande borghese» napoletano a cui affidare le sorti della nostra città dolente. Ma la ricerca non sarà facile e le spiego le ragioni. La prima è che le culture cattolica e socialista hanno creato un humus identitario per il quale, come ricorda John Fowles, la borghesia è « la sola delle tre caste sociali che per continuare clicca su ("leggi tutto"))sinceramente ed abitualmente disprezzi se stessa». Risulta perciò raro che qualcuno rivendichi e dichiari apertamente di essere un borghese.
La seconda è che la particolare e ambigua democrazia inveratasi nel dopoguerra a Napoli ha assegnato, in nome della questione meridionale, alla politica, all'azione collettiva e alla spesa pubblica il ruolo centrale nella società. Ha quindi affidato a questi strumenti il compito di sancire, e molto spesso a prescindere dal merito, il successo di imprese e di professionisti.
La politica, i partiti, e l' amministrazione pubblica con i «fiumi» di danaro che hanno gestito e manovrato hanno cioè limitato fino a neutralizzarla, l'autonomia dei singoli e dei gruppi. Imprese assistite, cooperative fasulle, politici travestiti da professionisti, e in questa veste nominati ai vertici della sanità o insigniti del ruolo, cospicuamente remunerato, di consulenti o saggi. Per non parlare poi degli studiosi aggiogati al carro della coptazione universitaria, e dei funzionari di stato divenuti « partigiani politici».
La terza ragione, per la quale risulterà davvero difficile trovare il «grande borghese» è che alla competizione umana, al confronto agonistico e di mercato come campi per la selezione e criterio per la distribuzione della ricchezza e degli onori, si è preferito organizzare la selezione delle classi dirigenti sulla base del conformismo ugualitario e dell'adesione al politicamente corretto.
Tutto questo si è iscritto nella storia della nostra città, dove la regola è sempre costituita dalla prevalenza dell' eccezione sulla norma, ed ha finito col generare un particolare ordine sociale spontaneo in cui agiscono individualità opache ed irresponsabili.
Ristabilire il primato della norma sull'eccezione, del merito sulla cooptazione, della responsabilità (doveri) sul bisogno (diritti), della creatività e del dissenso sul conformismo, insomma, in una parola, restaurare il ruolo ed il primato della borghesia resta un obiettivo auspicabile, ma lontano.

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venerdì 23 maggio 2008

Rifiuti..il paccotto di Berlusconi ai napoletani


Riportiamo qui di seguito le riflessioni del presidente della nostra associazione sul tema dei rifiuti apparse oggi sulle pagine di La repubblica-edizione napoletana......

Dov’è la novità?
Entro trenta mesi tutto il ciclo sarà a regime” ha detto il presidente del consiglio Berlusconi durante la conferenza stampa dopo il consiglio dei ministri di Napoli, riferendosi all’emergenza rifiuti.
Il presidente Bassolino e il Presidente Prodi avevano detto la stessa cosa.
Dov’è la novità?
Apriremo nuove discariche e faremo 4 termovalorizzatori “(solo in Italia vengono chiamati così, l’unione europea li chiama inceneritori e negli Usa vengono chiamati waste inceneritor)di cui uno a Napoli.
Discariche e 3 termovalorizzatori fanno parte dei piani sui rifiuti della regione e dei commissariati straordinari da 14 anni.
Dov’è la novità?
Nel fatto che se ne vuole costruire uno a Salerno?
Già Prodi aveva dato l’ok e aveva nominato il sindaco De Luca commissario ad hoc.
Nel fatto che se ne vuole costruire uno anche a Napoli?
Lo aveva già detto la Iervolino durante la campagna elettorale per l’elezione a sindaco.
I trenta giorni di tempo ai sindaci per avviare la raccolta differenziata?
Lo aveva già fatto ill governo Prodi solo che nel suo decreto il termine era di 60.
Nel fatto che è stato nominato sottosegretario con delega ai rifiuti Bertolaso?
Lo aveva fatto anche Prodi e Bertolaso aveva fallito.
Non una parola sulla riduzione dei rifiuti a monte (imballaggi), non una sul recupero e il riciclaggio dei materiali(come avviene negli Usa, in Germania e negli altri paesi europei) non una sugli impianti di Trattamento Meccanico Biologico, non un aparola sul Thor (inventato dal nostro Cnr e in sperimentazione in Sicilia).
Dov’è la novità rispetto al passato?
Imporre pena il commissariamento la raccolta differenziata spinta ai comuni?
E a che serve fare una raccolta differenziata spinta se si costruiscono 4 inceneritori? Cosa bruceranno quegli impianti?
È forse la soluzione per consentire alla Fibe di smaltire le ecoballe giacenti e alle banche di incamerare i soldi che avevano anticipato?
Secondo alcuni commentatori la novità consiste nel fatto che con l’uso dell’esercito a presidio dei siti individuati per le discariche e gli impianti e l’arresto per chi protesta dimostra che “lo Stato c’è”.
Dichiarare quelli per i rifiuti siti di rilevanza strategica per la nazione e sotto protezione dell’esercito e ridurre il problema delle legittime e pacifiche manifestazioni di dissenso dei cittadini a un problema di ordine pubblico contro le “minoranze organizzate” è la vera novità.
Nel senso che per la prima volta nella storia della repubblica democratica si reintroduce il reato di “adunata sediziosa” in riferimento a cittadini che manifestano il diritto costituzionalmente garantito al proprio dissenso.
La vera novità è che dopo il pogrom(definizione non mia ma del rappresentante degli ebrei italiani)dei rom di ponticelli si introduce l’arresto per chi manifesta il proprio dissenso nel silenzio fragoroso dell’opposizione presente in Parlamento e con il plauso del presidente onorario di legambiente.
Lo stato cè?
La vicenda del rifiuto di fittare casa all’autore di Gomorra da parte di cittadini del Vomero dimostra che a Napoli la gente percepisce che non c’è lo stato ma la camorra(quesre ultime tre righe sono state tagliate- non da noi- dal pezzo apparso sul quotidiano ndr)..
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martedì 13 maggio 2008

A bocce ferme


I risultati elettorali hanno proclamato vincitore Berlusconi.
Una vittoria quella dello schieramento di centro destra, in tutte le sue articolazioni, larga, uniforme e al di là delle più rosese previsioni.
Berlusconi sostanzialmente mantiene il suo zoccolo duro e al nord perde qualcosa a favore della lega che, a sua volta, guadagna anche voti dalla sinistra; An mantiene il suo elettorato tradizionale conquistando per la prima volta Roma.
Dall'altro lato le elezioni hanno certificato la sconfitta netta dello schieramento opposto.
Una sconfitta che ha assunto i caratteri di disastro epocale per ciò che riguarda la sinistra arcobaleno decretando, per la prima volta nella storia della repubblica,l'esclusione dal parlamento italiano della sinistra o,almeno,i partiti che così si autodefinivano e i cittadini e gli elettori che in essa si identificavano.
Con una sconfitta,non disastrosa e non epocale, ma altrettanto netta del Partito democratico che raggiunge più o meno lo stesso numero di voti della somma di margherita e ds alle ultime elezioni.
L'Udc dal canto suo supera lo sbarramento e rimane una forza di centro consistente del panorama politico.
Che fare?
Quel che balza agli occhi è che...(clicca su "leggi tutto" per continuare) l'elettorato, nonostante una legge elettorale che di fatto lo espropria del diritto di scegliersi i suoi rappresentanti (nominati dalle segreterie dei partiti), sceglie di premiare un programma chiaro di proposte e soluzioni alle sue esigenze più immediate (nei confronti della lega premiando una forte caratterizzazione identitaria e territoriale) e di punire un programma confuso e "simile" a quello della destra presentato dal Pd e, addirittura, di rifiutarsi di andare a votare per una sinistra confusa e ridotta a puro cartello elettorale come la sinistra arcobaleno.
Insomma le classi popolari in un momento di crisi economica, sociale, di insicurezza profonda scelgono di schierarsi con chi prospetta soluzioni e identità forti e ben riconoscibili e abbadonare coloro che confusamente arrancano alla ricerca di "un bianco ma anche nero e perchè no grigio" e un "confuso arcobaleno di sinistra".
Adesso per coloro i quali non si rassegnano al peggio e che, giustamente, temono che con questo governo e senza "sinistra" in parlamento il peggio debba ancora arrivare, si pone drammaticamente il vecchio problema del "che fare"
L'opposizione che per un quindicennio si è mossa contro Berlusconi e, quando ha vinto, si è unita contro Berlusconi ne paga ora le conseguenze.
Una opposizione divisa(una parte in parlamento e una parte ormai extraparlamentare) che invece di fermarsi a riflettere sulle cause della sconfitta e sui nuovi strumenti di analisi dei mutamenti e delle sfide del futuro per poter così ripartire e fare di una sconfitta una occasione per un nuovo e più convincente inizio comincia a dividersi al suo interno(D'alema contro Veltroni) e a dilaniarsi in una sterile e autodistruttiva resa dei conti(Ferrero contro Vendola).
Insomma uno scenario fosco e denso di cattivi presagi.
Qui da noi(napoli e campania) assistiamo alla guerra per bande nel pd napoletano e al paradosso del rafforzamento del più dlegittimato leader politico nostrano.
Tutti quelli(nel centro sinistra) che, prima delle elzioni,ne chiedevano a gran voce le dimissioni ora implorano Bassolino di non mollare, terrorizzati dalla prospettiva di una sicura e devastante sconfitta alla regionali in caso di elezioni a breve.
Dunque un sistema ancora più bloccato che non consente a chi volesse "fare politica" di impegnarsi nei partiti di riferimento.
Con una crescita zero dell'economia,la crisi dei rifiuti ancora al palo e che rischia di aggravarsi di nuovo,con un Sindaco di Napoli che arranca di fronte alla rivolta del suo consiglio comunale e della gente di chiaiano.
Quasi una sceneggiata che passa da solenni Si a deprimenti No e viceversa, una raccolta differenziate sempre al palo, la mobilità immobile, grandi scelte strategiche(bagnoli e zona orientale) abbandonate a se stesse, una crisi politica latente alimentata anche da un rimpasto di giunta che alza l'età media della compagine di maggioranza, limitandosi a cambiare gli assessorati deboli e non toccando quelli "forti" che forse portano le vere responsabilità del fallimento politico amministrativo della Iervolino e della sua giunta.
Allora che fare?
A nostro avviso occorre rilanciare e praticare gli spazi dove la politica può estrinsecarsi liberamente e senza il rischio di essere arruolati alle bande in lotta fra loro.
Luoghi e sedi fuori dai partiti(anche il nostro sondaggio ha evidenziato questa esigenza) che autonomamente e a partire dai contenuti e dalle proposte si provino a tentare di "cambiare napoli".
Questi luoghi non possono che essere le associazioni territoriali che si muovono e agiscono a partire dai bisogni materiali e più vicini alla gente.
In questo senso pangea blu si fa promotrice di incontri(nei prossimi quindici giorni)che favoriscano e costruiscano una rete di asociazioni e liberi cittadini che insieme e a partire dalle loro specificità provino a dare un contributo alla rinascita di napoli e del suo territorio.
Che ne dite?

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mercoledì 7 maggio 2008

Il Paese più liberale del mondo


Oggi scantoniamo dai temi abituali di questo blog e proviamo a esercitarci su un tema per così dire "globale".
Nel senso che non ci occupiamo di problemi inerenti strettamente il territorio napoletano ma di un tema che riguarda anche i napoletani.
Parliamo del paese universalmente riconosciuto come la culla della democrazia e del liberismo.
Tutti abbiamo letto e ascoltato le polemiche innescate dal provvedimento di Visco che ha portato alla pubblicazione su internet delle dichiarazioni dei redditi del 2006 degli italiani e la dichiarazione di illegittimità del garante della privacy professor Pizzetti.
Noi siamo tra quelli che hanno apprezzato la decisione dell'Agenzia delle entrate ma comprendiamo le reazioni di chi non è d'accordo.
Al tempo stesso ci permettiamo di rivolgere, soprattutto ai personaggi politici e intellettuali e ai grandi giornali liberali che ospitano le loro opinioni, una domanda e una richiesta.

La domanda:
Qual'è il Paese più liberale del mondo?La risposta è facile, gli stati uniti d'america!

La richiesta:
Perchè non ci battiamo,con spirito bypartisan, affinchè l'Italia approvi la legge che in quel Paese regola l'evasione fiscale, l'arresto immediato per chi evade??
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lunedì 21 aprile 2008

Beh..qualcuno a sinistra le elezioni le ha vinte :Antonio Bassolino!


All'indomani dei risultati elettorali, Antonio Bassolino, con un volto sereno e sorridente, dopo tanti attacchi e giorni tristi spiegava in una conferenza stampa che in fondo il pd a Napoli non solo ha tenuto ma si è rafforzato, con punte,in città, del 5%.
Da quel giorno non solo non è più lui il problema per il Pd ma i suoi avversari stanno molto peggio.
Nella conferenza stampa infatti ha affermato che il «Pd è andato meglio di Margherita e Ds nel 2006, assai meglio del 2001».
Anche se (diciamo noi)la sconfitta della Campania resta epocale.
In regione la destra non festeggiava una vittoria da 15 anni. Qui il distacco tra Veltroni e Berlusconi va da 15 a quasi 20 punti.
Ma, il governatore, aggiunge subito dopo:
«Sono molto preoccupato per la mancanza della sinistra in parlamento. Qui bisogna preparare una strategia di alleanze perché da soli non potremo mai farcela».
E qui viene fuori tutta la caratura e l'astuzia del politico di razza.
D'altronde il filosofo Biagio De Giovanni prima del voto aveva dichiarato, come ricordato anche da Paolo Macry ieri sul corriere del mezzogiorno, che se avesse vinto Berlusconi, Bassolino si sarebbe rafforzato.
Da dopo le elezioni la Sinistra(sinistra arcobaleno e socialisti) dovrà aggrapparsi al salvagente Bassolino, De Mita dopo la sconfitta dovrà tornare sui suoi passi e così Mastella.
Le interviste di questi giorni dell'assessore Gabriele di rc, del socialista Di Lello e di Iossa, Di Demita e dello stesso Fantini paiono confermare la nostra analisi.
Insomma uno dei pochi che a sinistra ha,di fatto, vinto le elezioni è proprio Bassolino.
Ps.
Questo è un altro "primo commento" a caldo, nei prossimi giorni(dopo il nevralgico ballottaggio delle comunali a Roma) ci cimenteremo in un'analisi più approfondita delle conseguenze politiche di queste elezioni e del che fare qui a napoli e in campania.
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martedì 15 aprile 2008

Beh...si sapeva già (un primo commento e solo emozionale?)


Avremo modo e tempo per un'analisi più sofisticata.
Dovremo fare un'analisi approfondita e razionale, il più possibile lucida, sulle ragioni di una sconfitta di portata storica.
E dovremo naturalmente riflettere sulle conseguenze di questo voto sulla nostra città e la nostra regione.
Dovremo capirne le ragioni e individuare anche le responsabiltià, collettive e personali e,questa volta, fare nomi e cognomi.
Insomma dovremo attrezzarci per ripartire...
Lo faremo nei prossimi giorni, a freddo, analizzando impietosamente tutti i dettagli.
Oggi però ci affidiampo alle emozioni e ad una prima sommaria riflessione. Una riflessione non nostra in cui però ci identifichiamo totalmente e riportiamo di seguito:

"Beh, si sapeva già. E da un bel pezzo. Viviamo in una provincia europea più di destra che di sinistra, più clericale che laica, più padronale che socialista, più provinciale che cosmopolita, più chiusa che aperta. Non fosse così, la nostra vita pubblica non sarebbe stata dominata per un ventennio (più il resto) dall´arcitaliano Silvio Berlusconi. E non vedrebbe un partito xenofobo tornare in trionfo al potere.
I cittadini di sinistra sono – da sempre – una minoranza di massa. Dovremmo averci fatto il callo, a questa lunga vita di minoranza, raramente interrotta da brevissime stagioni di governo (neanche dieci anni su sessanta di vita repubblicana: e il dato dice tutto). Invece ci rimaniamo male ogni volta, come se ci apparisse inaudito il fatto che no, questo Paese non ci assomiglia, se non in quella piccola e anomala Scandinavia ghibellina che è il Centritalia, quattro regioni in tutto. Bisognerebbe smetterla di offenderci, l´Italia è questa. Possiamo scegliere di viverci male, sprezzanti e amareggiati. Presuntuosi e acidi. O provare a tenere duro, sentirci cittadini, lavorare, discutere, parlare agli altri, non mollare. Chi di noi ha figli, conosce bene l´impulso di avere speranza per loro, anche quando non se ne ha più troppa per sé."
(da L'AMACA di Michele Serra, su la repubblica di oggi)
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giovedì 28 febbraio 2008

Perchè un Sondaggio ma NON sulle elezioni politiche?


Le elezioni politiche nazionali ormai sono alle porte e impazzano sui media ed anche nel web polemiche di tutti i tipi tra i partiti e gli schieramenti come è naturale che sia in una campagna elettorale.
Rinnovamento, discontinuità e svolta nel pd campano già scosso dalle polemiche derivanti dal casoDe Mita Primarie e primariette virtuali nei blog napoletani e nazionali quasi a esorcizzare le frustrazioni derivanti da una pessima legge elettorale che esclude quasi tutti dal decidere chi candidare e consente a pochissimi individui, nel chiuso di una stanza,di "nominare" direttamente senatori e deputati.
Intanto a napoli i rifiuti stanno sempre in bella mostra, il Governo declassa a festa di paese l'Evento del forum sulle culture del 2013 e la classe politica campana continua nelle polemiche interne sterili e autoreferenziali apparentemente infischiandosene dei problemi dei cittadini.
Avete mai assistito o letto negli ultimi tempi di un scontro sulle cose da fare, tra le forze politiche di destra e di sinistra, che non fosse tra
"continuiamo per aiutare la città e la regione ad uscire da questo momento buio e per senso di responsabilità"(il centro sinistra) e
"se aveste dignità, senso di responsabilità e delle istituzioni dovreste dimettervi e dare la parola agli elettori" (la destra)?
Magari sarebbe utile esercitarsi sull'analisi delle conseguenze per la città e la regione se vince uno schieramento piuttosto che un altro, se il risultato nazionale (e quello locale nel computo nazionale) avrà o meno ricadute sul piano locale ma che senso ha lambiccarsi il cervello su candidature che comunque saranno altri a decidere e inappellabilmente?
Siccome però quasi ovunque e in quasi tutti gli ambiti sociali la domanda che circola è innanzitutto
"ma davvero si può cambiare questa città" "ci riusciremo mai?"
abbiamo deciso di lanciare anche noi un sondaggio virtruale.

Si può cambiare Napoli? e come?"
è il tema del sondaggio, evidenziato sulla prima pagina del blog, che proponiamo e su cui ci farebbe piacere che chi ne ha voglia si esrciti votandolo.
(si possono votare più opzioni)

PS.
La discussione che si sta sviluppando nella pagina dei commenti è molto interessante e davvero pregnante, sarebbe davvero utile e importante che partecipassi anche tu, lasciando un tuo commento.
Grazie
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mercoledì 6 febbraio 2008

Una critica molto dura, forse ingiusta, certamente utile

Come molti di voi ricorderanno il giorno 1 febbraio 2008 La repubblica - napoli ha pubblicato in prima pagina un mio intervento sulla questione rifiuti dal titolo "Il mulino del Cnr per la differenziata" (qui)
L'intervento è piaciuto a molti ed è dispiaciuto ad altri naturalmente.
In particolar modo non è piaciuto affatto al presidente di Confapi - campania Maurizio Genito, il quale ha preso carta e penna ed ha scritto una lettera a repubblica. Il giornale l'ha pubblicata (nella rubrica delle lettere) oggi, mercoledì 06 febbraio 2008.
La lettera è dura nei miei confronti e pone al centro non il merito del mio intervento ma la delicata e importante questione della trasparenza e della credibilità che sono alla base del rapporto tra istituzioni e cittadini.
La questione mi pare non di poco conto e dunque,affinchè ognuno possa esprimersi nel merito,riporto di seguito la lettera del presidente Maurizio Genito....

"San Francisco e noi"
di Maurizio Genito
(Presidente Confapi Campania)

Mi riferisco all'articolo di Luca Stamati del primo febbraio. Per trasformare la questione rifiuti da un dramma a un'opportunità, è evidentemente necessario un piano integrato. Quanto più possibile distante, come impostazione, dal ciclo dei rifiuti che ci ha portati in questa situazione (e che sta tra le cose che sono state fatte, a riprendere un tema caro a Stamati). Il problema più grosso è però.... a monte, sta nella credibilità dei rappresentanti istituzionali e nella necessità di creare o ricreare un rapporto positivo tra cittadini e classe politica. Entrambi questi limiti si manifestano allorquando, di fronte all'esperienza di San Francisco, ai risultati importantissimi raggiunti dal Cnr (vera perla universale per Napoli e la Campania), sentiamo porsi nell'Olimpo dei grandi profeti del "si può" chi ha avuto un ruolo non secondario nell'amministrazione territoriale negli ultimi anni. Se si può, caro Luca Stamati, oggi presidente di Pangea Blu, arrivare a "rifiuti zero" (e poi in quanto tempo?) perché non è stato fatto negli anni in cui, per esempio, egli è stato assessore all'Ambiente della Provincia di Napoli? O è un caso di omonimia? Ergendomi per una volta anch'io a facile profeta, prevedo la risposta del tipo: abbiamo avviato questo e fatto quest'altro, studiato i massimi sistemi (magari con tanto di studi di fattibilità). Ma un giro tra i i sacchetti ammassati vale più di mille risposte.
PS.
Nel frattempo il corriere della sera ha pubblicato oggi(15 febbraio 2008) in prima pagina uno "scoop" a firma di G.Stella che al danno aggiunge la beffa

Corriere dela Sera
Napoli. I rifiuti
C’è un piano sepolto dal 2003 in un cassetto
di Gian Antonio Stella

Se fosse un furbo matricolato, il nuovo assessore campano all’ambiente (e all’immondizia) Walter Ganapini avrebbe potuto farselo pagare un’altra volta, il piano per la raccolta differenziata. E potete scommettere che nel casino avrebbe pure trovato chi gli scuciva i soldi. Ma siccome un furbone non è, il tecnico chiamato al capezzale (meglio: al cassonetto) di Napoli oggi dirà in giunta: «Il piano per salvare la città è questo». Miracolo! Due giorni dopo la nomina! Che svelto! Che genio! «No: il piano era in un cassetto. Già pronto. L’avevate dimenticato lì dal 2003».
Da non credere. Ma come: sono quindici anni che viene prorogata l’emergenza, quindici anni che si chiudono e si riaprono discariche, quindici anni che vescovi e camorristi e ambientalisti duri e puri marciano insieme sia contro le discariche sia contro gli inceneritori sia contro gli impianti di compostaggio, quindici anni che tutti si riempiono la bocca con le parole magiche raccolta differenziata» e allargano le braccia imponenti davanti all’ineluttabilità del destino e cosa salta fuori? Che avevano già tutto per partire. Tutto. In ogni dettaglio. E non partirono mai.
Lo studio particolareggiato per avviare operativamente la raccolta differenziata sotto il Vesuvio era stato commissionato nel 2002 dal Conai (il Consorzio nazionale imballaggi delegato dal decreto Ronchi a seguire il passaggio dal sistema delle discariche a un sistema integrato basato sul recupero e sul riciclo dei rifiuti) al milanese Fortunato Gallico. Il quale, ai tempi in cui era ai vertici dell’Amsa, la municipalizzata ambrosiana, aveva già affrontato con Walter Ganapini, allora assessore ambientalista della giunta comunale del leghista Marco Formentini, la grande crisi del 1995. Quando la capitale lombarda era stata messa in ginocchio dalla chiusura della discarica di Cerro Maggiore e i suoi abitanti, costretti a farsi carico del problema, si erano rapidamente adeguati alle nuove regole. Passando in quattro settimane, fiore all’occhiello di Ganapini e della giunta milanese, dal 12 al 33%.
Insomma: tra tante follie e tanti sprechi incredibili, il Commissariato partenopeo quella volta si era mosso bene. Andando a scegliere uno che «quella cosa lì» l’aveva già fatta con successo. Gallico aveva accettato l’incarico, aveva messo insieme una squadra di persone di cui si fidava e insieme erano scesi a Napoli battendola per mesi e mesi, strada per strada. Fino a trarne un piano chiaro e preciso sul «come» passare dall’emergenza perenne con le montagne di spazzatura alla raccolta differenziata. Quella che, in caso di successo, avrebbe non solo tolto «’a munnezza» dalle strade ma avrebbe spezzato la diffidenza secolare della gente permettendo di fare anche gli impianti del Cdr e i termovalorizzatori.
Le fasi operative erano tre. Una prima, sperimentale e immediata, su un pezzetto soltanto della città. Una seconda, di avviamento, che doveva coinvolgere 300 mila abitanti di Fuorigrotta, Chiaia e Bagnoli. Una terza, l’allargamento della raccolta «porta a porta», quella che funziona meglio, a tutta la metropoli campana. Belle parole, chiacchiere, pensamenti? Ma niente affatto. Tutto operativo. Vicolo per vicolo, condominio per condominio, numero civico per numero civico, scala per scala. Con la segnalazione di ogni punto in cui andavano messi i bidoni. La nota se in quella palazzina c’era o non c’era il portiere. Il percorso che via via avrebbe dovuto fare ogni camioncino. I giorni e gli orari del passaggio. Tutto ma proprio tutto, nei minimi particolari. Così che Napoli potesse immediatamente partire con il nuovo sistema svelenendo finalmente anni di risse, crisi e tensioni. Soddisfatto del lavoro, Fortunato Gallico consegnò il pesante malloppo di 400 pagine all’inizio del 2003. Fu pagato, ringraziato, elogiato: «Bravi, complimenti! Buon rientro a Milano. Venite a trovarci…». Da quel momento, pluff! Il piano sparì nel nulla. E per anni, mentre periodicamente si accumulavano cataste di pattume e si scatenavano rivolte di piazza, ogni tanto qualcuno sospirava: «Ah, se facessimo la raccolta differenziata…». Oppure: «Ah, se avessimo un piano…». O ancora: «Bisognerebbe far fare un piano operativo». Cinque anni sono passati, da allora. Cinque anni d’inferno, sul fronte della spazzatura prima che Ganapini scoprisse quel progetto già bello e fatto che vuole avviare subito, immediatamente, dal primo marzo. E fa sorridere, a distanza di tanto tempo e dopo questa ennesima sorpresa del tormentone, rileggere cosa diceva Antonio Bassolino alla fine di gennaio di quel 2003: «Auguro a chi parla di fallimenti nella vicenda dei rifiuti in Campania di “fallire” come abbiamo “fallito” noi. Sarebbe un bene per il Paese. Visto che noi, in appena due anni, abbiamo fatto un lavoro enorme che non ha precedenti in Italia». Chissà se lo direbbe ancora.

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