lunedì 17 novembre 2008

Sentenza Diaz- non ve la prendete col Giudice che ha assolto i vertici della polizia!!!



Dopo la sentenza di assoluzione dei vertici della polizia pronunciata dal tribunale di genova sui tragici fatti accaduta alla scuola Diaz di genova durante il G8 del 2001 molti si sono, giustamente a nostro avviso,scandalizzati per la mitezza delle condanne e il numero di assoluzioni rispetto a quelle chieste dall'accusa. Anche noi troviamo vergognosa la sentenza come la stargrande maggioranza dei commentatori l'hanno definita.
Molti però se la stanno prendendo coi giudici del tribunale di genova giudicandoli di destra e anti comunisti. Non crediamo sia così, riteniamo che forse la spiegazione sia forse più banale e più tragica al tempo stesso. ....( per continuare clicca su ("leggi tutto")
Ci piace aiutarci qui con le parole del Manzoni:
"Il suo sistema consisteva principalmente nello scansar tutti i contrasti, e nel cedere, in quelli che non poteva scansare"se si trovava assolutamente costretto a prender parte tra due contendenti, stava col più forte, sempre però alla retroguardia, e procurando di far vedere all'altro ch'egli non gli era volontariamente nemico: pareva che gli dicesse: ma perché non avete saputo esser voi il più forte? Ch'io mi sarei messo dalla vostra parte
Don Abbondio criticava anche duramente chi non era come lui e riusciva a trovare sempre qualche torto in coloro che si erano messi contro i potenti. Soprattutto poi era contro i confratelli che aiutavano i deboli contro i potenti. C'è un distacco ironico di fronte a quel desiderio di quiete diventato pensiero dominante da parte del Manzoni quando dice "Don Abbondio, assorbito continuamente ne' pensieri della propria quiete.", pensiero che è garantito dalla sentenza prediletta del curato: ".che a un galantuomo, il quale badi a sé, e stia nei suoi panni, non accadon mai brutti incontri". Da tutti questi pensieri del Manzoni si può capire che Don Abbondio non è una vittima della paura e dell'angoscia, ma " un eroe del quieto vivere."

E dunque sottoscriviamo completamente un passaggio di un articolo di Marco Revelli apparso domenica su Il Manifesto:

"Perché l'abbiano fattoquei giudici - perché si siano decisi a una così evidente umiliazione della loro funzione - è difficile dirlo. Probabilmente non per convinzione politica. Né necessariamente per adesione ideologica alle forze di governo, o per odio culturale nei confronti del coacervo di movimenti che fu «vittima sacrificale» a Genova. Forse solo per «mancanza di coraggio». Per voglia di quieto vivere. Per desiderio di seguire la linea di minor resistenza. Ma il punto è proprio questo: che di mancanza di coraggio (della pavidità di coloro che ne dovrebbero essere i custodi) muoiono le democrazie, forse più ancora che della violenza dei loro falsi servitori".

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