mercoledì 9 luglio 2014

Napoli-Storia triste di un povero ragazzo ridotto in fin di vita, un cornicione e di tante, ipocrite, lacrime di coccodrillo

Salvatore Giordano, un ragazzo di 14 anni colpito dai calcinacci caduti da un cornicione della Galleria Umberto a Napoli, è in come profondo e forse non ce la farà. E’ triste pensare che un ragazzino di 14 anni mentre passeggia in galleria (uno dei “monumenti” di Napoli) possa morire per l’incuria e la mancanza di manutenzione e messa in sicurezza di un manufatto già segnalato a rischio per altri crolli avvenuti in precedenza. Preoccupa e fa paura sapere che quello che è capitato allo sfortunato Salvatore poteva capitare ad ognuno di noi o ad un nostro conoscente o ad un nostro figlio che va a guardare una vetrina, a sedersi ad un bar o a mangiarsi il gelato in galleria. E’ sconcertante realizzare che potrebbe capitare domani in un qualsiasi posto di una città che cade letteralmente a pezzi. A via dei Mille e nel “salotto” della città come nel centro antico o in una qualsiasi periferia cittadina. E’ terribile e amaro dover constatare che Napoli è ormai una città abbandonata a se stessa e alla unica protezione di san Gennaro e della buona sorte individuale. Ma la cosa che più amareggia è l’assoluta inadeguatezza della sua classe dirigente, della sua classe politica, della sua “borghesia”, dei suoi media, dei suoi giornalisti, dei suoi cittadini. Una città in cui quasi ognuno si fa i “cazzi suoi”, quasi ognuno pensa di essere più furbo degli altri, un brodo di coltura fetido in cui ognuno sembra rassegnato ed assuefatto allo sbriciolamento quotidiano di qualsiasi valore che metta al centro il “bene comune” e l’interesse collettivo. Prevenzione, manutenzione, interventi strutturali, controlli, rispetto delle regole, a Napoli sono rotture di scatole, lacci e lacciuoli che impediscono la libera creatività anarchica e individuale. Salvo poi ad ogni, morto o ferito in strada dalla camorra, dopo un accoltellamento a piazza bellini o nella movida di P.zza San Pasquale, ad ogni allagamento dovuto ad una pioggia un po’ più forte, ad un albero che cade e uccide una signora che sta attraversando la strada in auto, una ragazza travolta e uccisa da un lampione caduto mentre attraversa una delle strade più belle di Napoli, ad ogni suicidio di disoccupato, ad ogni statistica che mette in risalto che c’è la disoccupazione giovanile più alta d’Italia, lamentarsi tutti perché così non si può vivere, la città non è sicura, senza lavoro non c’è dignità. E allora bestemmie, maledizioni e invettive contro le istituzioni che dovevano controllare e non hanno controllato, contro i politici, contro i vigili, contro l’amministrazione, contro la sovrintendenza, contro i vandali, contro chi inquina, contro chi avvelena , contro la borghesia, contro il popolino ignorante e cafone, contro il vicino di casa e chi ne ha più ne metta. Mai che ci si fermi a chiedersi, magari di nascosto, “e io”?.. “non ho nessuna colpa, nessuna responsabilità”?. Mai .. è sempre colpa di qualcun altro.E i giornali locali, i giornalisti che ci scrivono dedicano titoli ridondanti e pagine e pagine di articoli per descrivere tutte le situazioni di degrado e abbandono che chi vive a Napoli, compresi i giornalisti, conoscono perfettamente e vedono quotidianamente. Eppure ci sono in questa stessa città, in questa stessa Napoli, comitati, associazioni, cittadini che quotidianamente, in ogni quartiere, spesso in maniera volontaria e gratuita, v si occupano di questi problemi. Associazioni e comitati che denunciano quotidianamente, ingiustizie, abusi, degrado, abbandono, segnalano problemi, propongono soluzioni, manifestano per il lavoro, per chiedere il rispetto delle regole e dei vincoli ambientali. Propongono soluzioni alternative, si battono per la cura del verde e degli alberi, per la manutenzione delle strade, del verde, per i servizi che mancano, per le spiagge negate, per il dissesto idrogeologico, per le scuole a rischio di crollo, per l’abbandono dei monumenti, per un servizio di raccolta e smaltimento rifiuti inadeguato e al tempo stesso costosissimo. Movimenti e associazioni che denunciano la stretta correlazione tra l’esistenza di questi problemi e la mancanza di lavoro, tra la risoluzione di tutti questi problemi e la creazione di sviluppo e nuovo lavoro. E la sua stretta relazione con la qualità della vita dei cittadini e la rinascita di Napoli. Eppure, qualche giorno dopo l’evento tragico, i giornali si dimenticano di tutto ciò che hanno denunciato qualche giorno prima, ridanno voce alle stesse notizie di prima, non danno mai conto dell’attività delle tante associazioni e cittadini che quelle cose le denunciano ogni giorno, e pagine e pagine su quanti consiglieri sono rimasti alla maggioranza del sindaco o del presidente della regione, su chi è passato con chi e viceversa, su quali regole cambiare(per poterle infrangere) per progetti e iniziative speculative a favore di interessi economici e speculativi. E la maggioranza dei napoletani li segue oppure riprende ad occuparsi dei “cazzi suoi”. Perché tanto “non cambia mai nulla” e dunque “speriamo che qualche potente di turno mi dia una mano”. Apprendiamo mentre scriviamo che il povero Salvatore purtroppo non ce l'ha fatta. Speriamo che dopo la sua morte tragica la maggioranza dei napoletani tornino a fare e d essere Cittadini e non continuino a fare i sudditi..furbi ma inesorabilmente Sudditi.

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