venerdì 14 giugno 2013

Qual è la differenza tra un CITTADINO e un SUDDITO!? E TU in quale dei due ti riconosci?

Qualche tempo addietro il mio edicolante mi fece una domanda : Dottò scusate ma , voi che avete studiato, mi spiegate la differenza tra cittadino e suddito?" Una domanda che mi colpì e che decisi di Twittare e di pubblicare su facebook. Tra i vari retweet e commenti un follower mi ha inviato una email con uno scritto sull'argomento che ritengo spieghi al meglio la differenza in questione. Lo scritto è di Silvia Bisagna ed è apparso su "Legalità Politica e Scuola" il 16 Aprile 2012 e che riporto quasi integralmente di seguito....................................................................................................... Qual è la differenza tra un cittadino e un suddito? ......................................................................................................... Il suddito è una persona che facilmente si adira e facilmente si placa o si compra. È quello delle rivolte di un giorno, che mette a soqquadro la città, distrugge quel che gli passa per le mani e torna serenamente a casa contento di un regalino fornitogli dal potere o di una sua promessa. È la persona che pensa al suo piccolo, alla sua momentanea soddisfazione anche a scapito di una collettività. Il cittadino è quello che, invece, porta avanti non una, ma tante lotte con costanza e coerenza. È quello che non si accontenta delle promesse, ma attende e propone la soluzione ad un problema, è quello che pesa ogni parola, che identifica nel bene della collettività il suo proprio bene. Il cittadino è quello di cui il potere ha paura, davanti al quale trema, perché sa che al cittadino non basterà il piatto di lenticchie e che non si arrenderà davanti agli ostacoli che il potere stesso gli parerà innanzi, perché sa che il cittadino è capace di collegare i problemi tra loro e non si fa prendere in giro dalle mille suddivisioni che il potere fa. Separare i problemi è, infatti, una grande capacità che ha il potere. Tenere distinti tutti quegli aspetti che altro non sono che facce dello stesso poliedro consente di tenere separati i campi d’azione della “opinione pubblica”, ovvero dei cittadini. Facciamo un esempio concreto. Ambiente, aumento delle tasse, costo del carburante, crisi dei partiti, crisi economica, decadimento morale, disoccupazione, evasione fiscale, guerre, istruzione, mafia. Sembrano problemi da affrontare singolarmente, al massimo raggruppando due-tre tematiche. Dividere i fronti delle proteste consente un maggiore controllo delle manifestazioni e permette di isolare i gruppi di cittadini cercando di creare sudditi. Il suddito infatti non si preoccupa di cosa accade nei suoi paraggi, non collega la forza delle mafie con il decadimento morale, non collega l’aumento delle tasse con lo scadimento dell’istruzione. Non ha i mezzi e non ha la possibilità di effettuare collegamenti. Il cittadino ha chiaro, invece, che il decadimento morale comporta una maggiore corruzione, che una maggiore corruzione comporta un aumento del campo d’azione delle mafie, che un aumento delle attività criminali comporta maggiore evasione fiscale, che comporta un aumento delle tasse per i lavoratori dipendenti, che comporta una diminuzione dei consumi, che comporta un aumento della disoccupazione… Quale che sia il punto dal quale si decide di partire, il suddito si ferma lì, il cittadino prosegue e collega. Mette insieme i problemi e le lotte. Il suddito sente l’emergenza. Il cittadino sente l’urgenza. Il suddito ha una questione sul piatto e vuole risolta solo quella; lo vedi in piazza per la sua questione, ma si lamenta se qualcun altro protesta, manifesta o sciopera. Il cittadino analizza le problematiche, elabora una serie di priorità, manifesta il suo pensiero e le sue necessità con continuità. Il suddito ha perso il controllo delle parole, ha un vocabolario limitato e spesso distorto, il che non vuol dire che sia un analfabeta. Il cittadino ha consapevolezza della forza delle parole, del loro significato e della manipolazione che viene fatta della lingua. Il suddito fa comodo, consente di creare clientele. Il cittadino fa tremare il potere. Il cittadino è quella persona che sembra, in Italia, un essere in via d’estinzione, mentre il suddito la fa da padrone con il benestare dei “potenti” che hanno lavorato e lavorano per aumentare la quantità di sudditi. Il loro metodo è efficace. Trenta e più anni di televisione spazzatura ricca di lacrime fasulle quanto le curve inquietanti di soubrette ben poco vestite, quotidiani che urlano “sdoganando” espressioni di violenza verbale inaudita, movimenti politici che dovrebbero essere considerati eversivi sono stati per anni al governo, politici e ministri che acclamano come eroi quelli che altro non sono che criminali, il costo sempre troppo alto dei libri, la scarsa alfabetizzazione informatica di quello che è considerato un “paese avanzato”. Ma soprattutto lo smantellamento del sistema di istruzione pubblica che va avanti incessantemente, indisturbato, da troppo tempo. La corruzione linguistica e morale hanno portato a dire che la scuola privata è pubblica, che la scuola pubblica è uno stipendificio, che l’università alleva bamboccioni e mammoni. Cui prodest? A chi conviene? Conviene a chi vuol manovrare l’insegnamento, valutando i docenti in base alla loro capacità di sottomissione ad un onnipotente (ma anche ubiquo) dirigente scolastico. Conviene a chi vuole allargare il divario tra fasce sociali ed evitare che la scuola svolga il suo ruolo di ascensore sociale consentendo anche al figlio dell’operaio di diventare dottore. Conviene a chi deve mantenere il bacino di manovalanza a basso costo, prelevandola dalle periferie più disagiate. Conviene a chi vuole un popolo di sudditi e non di cittadini.

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